Puntare sui giovani: è questa la grande sfida del 62enne tecnico vodese alla sua terza stagione alla guida della squadra
A 62 anni, l'obiettivo di Lucien Favre è essenzialmente quello di divertirsi. Mentre si prepara ad affrontare la sua terza stagione in Bundesliga alla guida del Borussa Dortmund, cercherà di dare la possibilità di mettersi in mostra a due giovani diciassettenni. Il mese scorso, a Bad Ragaz, il tecnico vodese aveva tessuto elogi sulle doti di Giovanni Reyna, americano che aveva fatto il suo esordio con il Dortmund il 18 gennaio ad Augsburg. Reyna non è però l'unico astro nascente per cui Favre spende belle parole: c'è infatti anche l'inglese Jude Bellingham, in gol lunedì nella vittoria (5-0) contro il Duisburg. Classe 2002 il primo, 2003 il secondo, a riprova del fatto che il Borussia Dortmund è il club di vertice europeo che fa maggiore affidamento sui giovani. Come mai? «Siamo fortunati ad avere nella nostra squadra giocatori di grande talento come Reyna, Bellingham, ma anche come il 18enne brasiliano Reinier, in prestito dal Real Madrid. E presto potrebbe entrare nella mischia anche Yousouffa Moukoko, che compirà 16 anni a novembre. Senza dimenticare i vari Jadon Sancho ed Erling Haaland, appena ventenni... Dunque perché non approfittare di una tale ricchezza?», sottolinea Lucien Favre.
Per un club come il vostro, fare così tanto affidamento sui giovani è senza dubbio una sfida straordinaria... «Bisogna trovare il giusto equilibrio. I giocatori più esperti devono garantire stabilità e tranquillità. Ma è vero che mi è sempre piaciuto lavorare con giocatori che hanno ancora un futuro davanti a sé. Spetterà comunque ai risultati dire quanto sia stato proficuo il nostro lavoro: mandare nella mischia giocatori così giovani non mi garantirà il totem dell'immunità».
Cosa ha spinto Favre e il Borussia Dortmund spendere 25 milioni di euro per accaparrarsi Jude Bellingham dal Birmingham? «Mi è piacuto molto scoprire le sue doti in allenamento. È un giocatore che può essere impiegato in diversi settori del campo. Si difende bene, e sa fare belle cose anche in attacco; ha un raggio d'azione molto lungo. Con lui, saremo in grado di variare i nostri sistemi di gioco. Più che la sua data di nascita, a me importa la sua intelligenza». Al fianco di Reyna e Bellingham, Jadon Sancho dovrebbe diventare una sorta di fratello maggiore: sarà capace di farlo? «È chiaro che abbiamo bisogno di un giocatore così, e sono contento che sia rimasto, malgrado la corte di altri club, e in particolare quella del Manchester United. Tutti conoscono le sue immense qualità. Sa segnare e far segnare. È un giocatore capace di fare la differenza da solo. Ma deve curare alcuni dettagli per poter essere ancora più forte. Ha bisogno di tempo, come Haaland, Bellingham e Reyna».
Si può affermare che nel calcio dei tempi moderni i giovani riescano a crescere più velocemente rispetto al passato? «Sì. Il Dortmund non è l'unico club ad affidarsi a diciassettenni. È vero che Pelé ha vinto la Coppa del mondo a 17 anni, ma lui era un'eccezione. Al giorno d'oggi, tutti questi giovani devono essere capaci di far fronte a un'enorme pressione, una pressione che li aiuta a crescere».
Come ci riesce un tecnico di 62 anni a tenere il passo di questi giovani? «L'astuzia è una dote che non cambia nel tempo. Un buon giocatore deve essere sempre in grado di poter leggere in anticipo come potrebbe svilupparsi l'azione, trovare il momento ideale per servire un compagno. Personalmente mi sento di fare ancora parte del mondo del calcio dei nostri tempi. Con i miei giocatori cerco di essere leale e aperto, spiegando loro le motivazioni che stanno alla base delle mie scelte. Mi prendo il tempo per parlare individualmente con tutti: lo trovo il miglior modo per avere un rapporto franco».
Un appunto che spesso viene mosso a Lucien Favre è quello della sua eccessiva compostezza durante le partite... «Urlare come un pazzo non serve a nulla. Dopo dieci minuti non avresti più voce... In allenamento mi capita di parlare per spiegare un esercizio tattico per 25 minuti senza pause. Lo faccio davanti ai giocatori, senza pubblico e senza telecamere. Non ho bisogno di fare l'attore».
Come vede Lucien Favre la sua terza stagione a Dortmund? «Nelle due precedenti avevamo chiuso al secondo posto. È difficile fare pronostici. A causa della pandemia, dovremo affrontare un calendario quasi folle, cosa che dovrebbe favorire la squadra con la panchina più lunga. Dovremo vedercela con il Bayern Monaco, compagine reduce dal suo ottavo titolo consecutivo in Bundesliga e fresco vincitore della Champions League... Insomma, la miglior squadra d'Europa con un contingente straordinario. E questa è una cosa che deve essere tenuta ben presente».