Calcio

La Champions è del Bayern Monaco

Sesto titolo continentale per la squadra tedesca che ha battuto il Paris Saint-Germain 1-0. Rete di Coman

Gol partita del nazionale francese Coman (Keystone)
23 agosto 2020
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È un altro risveglio amaro per la Parigi del calcio. Da un sogno che è tramontato per colpa di tale Kingsley Coman, uno dei talenti che il Psg non ha saputo conservare, e che nel 2014 aveva lasciato Parigi a caccia di un po’ di spazio, sull’erba di Torino sponda Juventus. È proprio lui, con una capocciata, che al 59’ ha regalato ai tedeschi del Bayern Monaco la loro sesta Champions, cioè il trofeo più ambìto del calcio continentale. Al termine di una stagione da incorniciare per i bavaresi, dopo i successi pur meno prestigiosi in Bundesliga e Coppa di Germania, che adesso però salgono sul podio di ‘Coppa Campioni’ a pari merito con gli inglesi del Liverpool, ma comunque ben lontani dall’inarrivabile Real e dai suoi tredici successi.

Dopo aver annichilito Messi e il Barcellona e poi battuto con tre reti di scarto il Lione, i bavaresi hanno smontato anche il Psg, il club ricco sfondato degli sceicchi che ha speso un miliardo e duecento milioni di euro per collezionare campioni e che invece si è spento sul più bello. Una delusione che si è materializzata nel pianto dirotto di Neymar a fine partita: ‘O Ney’ sognava almeno il Pallone d’oro virtuale (infatti quest’anno France Football non lo assegnerà) grazie a un trionfo per inseguire il quale ha lasciato Barcellona per Parigi. Invece dovrà riprovarci un’altra volta. Anche perché in finale nel desertico Da Luz il brasiliano non è stato all’altezza della sua fama, pur se ha tirato fuori un paio di colpi dei suoi. E lo stesso vale per l’altro fuoriclasse Mbappè, pur in non perfette condizioni. La differenza è stata proprio questa: i due fenomeni, e anche Di Maria, non sono riusciti a fare la differenza, e forse si è sentita l’assenza di un Cavani, di un attaccante vero, che però ha lasciato Parigi a giugno in cerca di ricchi contratti altrove.

In un primo tempo a partenza lenta, segnato soprattutto dal clamoroso palo colpito da Lewandowski al 21’, in cui i tedeschi hanno chiesto pure un rigore, il pallino del gioco ce l’hanno sempre avuto quelli del Bayern. E la musica non è cambiata nella ripresa, dove tutti attendevano l’episodio che potesse sbloccare il risultato. Episodio che, come detto, è arrivato al 14’ della ripresa, quando – dopo un fraseggio tra Gnabry e Kimmich sulla destra – un pallone sul secondo palo si è trasformato nell’assist perfetto per Coman, rimasto tutto da solo. Il resto è un assalto del Psg e un paio di belle parate di Neuer, confermatosi miglior portiere del mondo. E nessuno più di lui, che del Bayern è il capitano, era degno di alzare quella Coppa.

L'albo d'oro

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