Alla sue quinta stagione da direttore generale, dopo due da direttore sportivo, Marco Degennaro racconta il 'suo' Sion
Come pensi al Vallese e ti vedi già seduto in mezzo a uno splendido vigneto a degustare un bicchiere di Fendant e una doppia porzione di raclette Dop, se dici Sion non puoi che immaginare di scorgere sulle tribune del Tourbillon accanto al presidentissimo Christian Constantin Marco Degennaro, il ticinese (e a questo punto anche vallesano) d’adozione per il quale quella appena iniziata sarà la settima stagione a fianco di “CC”: le prime due in qualità di direttore sportivo, le seguenti (dopo la parentesi di Chiasso tra il 2013 e il 2015) da direttore generale. E lo scorso aprile il 48enne piemontese ha rinnovato il contratto che lo lega ai biancorossi fino al 2022.
«No, non mi tengono legato, qui sto davvero bene – afferma ridendo l’ex dirigente anche dell’Acb –. Il Sion è veramente un club speciale, perché dietro ci sta tutta una regione e questo non succede in tanti altri posti. Basta guardare il Ticino, ancora molto frammentato dal campanilismo, mentre qui ti rendi proprio conto che lavori con il sostegno di un cantone intero. E non è solo perché c’è poca concorrenza – anche delle squadre di hockey –, per questa gente l’Fc Sion rappresenta davvero qualcosa di speciale».
Come speciale è indubbiamente il presidente del club... «Molto speciale, ma a differenza di quello che molti pensano, lavorare con Constantin non è un incubo, anzi, è molto stimolante, in quanto ti spinge a rimanere sempre sul pezzo per raggiungere determinati obiettivi. I media spesso lo descrivono in un certo modo, non proprio positivo, ma noi che abbiamo quotidianamente a che fare con lui sappiamo che non è così, abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. Con lui di certo non ci si annoia, le giornate non sono mai uguali e in particolar modo le mie, che in qualità di direttore generale passo da organizzare un campo di allenamento o una partita a un galà con 7’000 persone».
Un idillio apparente quello descritto da Degennaro che però deve fare i conti con i risultati, che negli ultimi anni non sono stati proprio entusiasmanti per una piazza importante come quella vallesana (per informazioni chiedere a uno dei 49 allenatori sedutisi, qualcuno a più riprese, sulla panchina del Sion nei circa 23 anni di presidenza di Constantin), che nelle ultime tre stagioni non ha mai visto la sua squadra andare oltre il 6° posto in Super League, mentre in Coppa Svizzera dopo la finale persa nel 2017 sono arrivate due eliminazioni premature, al 2° turno nel 2018 e ai quarti di finale quest’anno... «La pressione si sente e ogni anno, ogni giorno è più forte. In fondo però è normale quando si accumulano le stagioni senza un risultato di rilievo che ne renda almeno una particolarmente positiva. E visto che abbassare l’asticella non è possibile in quanto non contemplato dal presidente, ogni anno si cerca di correggere gli errori e di essere più competitivi, ognuno nel suo ruolo. In questo momento ad esempio la parte sportiva è molto legata al nostro direttore sportivo Barthélémy Constantin (figlio del “près”, ndr), che chiaramente cercherà di rendere la squadra più competitiva rispetto agli ultimi anni per raggiungere gli obiettivi, che sono sempre quelli di fare bene in Coppa Svizzera e di raggiungere in campionato una delle posizioni che danno accesso alle competizioni europee, ossia tra i primi quattro».
In questo senso con sole tre partite alle spalle (nell’ordine una sconfitta 4-1 con il Basilea al Tourbillon, un pareggio 0-0 in trasferta con il Servette e una vittoria 3-1 sullo Zurigo in casa) e il mercato aperto fino al 31 agosto, è difficile stilare già un primo bilancio... «Effettivamente è un po’ prematuro, perché la squadra non è certo ancora rodata, manca ancora qualcosa, ma lo stesso vale un po’ per tutti. Abbiamo disputato quella che ci sembrava una buona partita con il Basilea, ma siamo usciti con le ossa rotte, mentre con lo Zurigo secondo me abbiamo giocato meno bene, ma abbiamo ottenuto i tre punti. Bisogna aspettare ancora un po’ per avere delle indicazioni significative».
Una curiosità, con 33 giocatori tesserati il Sion è la squadra dalla rosa più ampia della Super League (ad esempio il Lugano ne ha 29)... «Anche se con la U21 già al lavoro possiamo mandare ad allenarsi con loro alcuni elementi, è decisamente un numero troppo elevato per lavorare in un certo modo, legato anche alla grossa rosa dello scorso anno che non siamo ancora riusciti a smaltire, ma nelle prossime settimane dovremo farlo».