Il Ticino degli arbitri ritroverà presto un suo rappresentante in Super League. 'Massimo Busacca è sicuramente stato uno dei miei modelli'
È l’anno della maturità per Luca Piccolo. Quello in cui calcherà per la prima volta nella sua carriera da arbitro i campi di Super League. Dopo diversi anni di gavetta nelle leghe inferiori (fra cui quattro stagioni a cavallo tra Prima Lega e Prima Lega Promotion), ieri ha diretto in Challenge League l’anticipo tra il Wil e il Grasshopper.
Per il fischietto bellinzonese, che ha imboccato questa via ‘solitaria’ all’età di 14 anni (oggi di anni ne ha 26), prestò arriverà il momento della ribalta della massima serie. «Questa promozione in Super League è indubbiamente fonte di orgoglio per me – sottolinea Luca Piccolo –. La vedo anche come una sorta di ricompensa per gli sforzi fatti negli ultimi anni per raggiungere questo traguardo. Riportare il Ticino nella massima categoria vuole anche essere un bel segnale all’indirizzo di tutti i giovani che scelgono di percorrere questa strada».
Una strada sicuramente non evidente... «Beh, sì, quello dell’arbitro non è un mestiere semplice. Tuttavia, anche questa scelta porta diversi vantaggi, primo fra tutti la forza di carattere, la maggiore propensione al dialogo e alla gestione di situazioni critiche. E non si è mai soli: assieme a tutti gli assistenti, si forma una squadra unica, in cui ognuno sostiene gli altri. Insomma, quella di fare l’arbitro è una scelta che porta con sé più aspetti positivi che negativi. Anche se, è pur vero anche questo, per chi ci guarda da fuori, a emergere sono più le cose negative...».
Cosa si porta appresso Luca Piccolo in Super League? «Avendo mosso i primi passi come arbitro in Ticino, realtà a sé rispetto al resto della Svizzera (la pressione che viene anche dall’esterno è più palpabile), quando si approda su una ribalta maggiore, Super League compresa, sicuramente c’è una sorta di valore aggiunto. Ma il panorama del calcio regionale, che rappresenta dunque una buona palestra, è solo il preambolo per un fischietto che aspira a salire le gerarchie del calcio svizzero: dalla Seconda regionale in su, bene o male, le trasferte oltre San Gottardo diventano il pane quotidiano».
Con Luca Piccolo, la categoria arbitrale rossoblù ritrova un suo rappresentante ai massimi livelli nazionali che, dopo gli anni d’oro di Massimo Busacca, ha visto pochi altri suoi rappresentanti. L’ultimo in ordine di tempo a dirigere partite del massimo campionato era stato Sascha Kever, mentre Luca Gut, che nel giugno dell’anno scorso ha cessato la sua attività, aveva solo effettuato qualche saltuaria apparizione. «Oltre a Busacca, in quegli anni c’era pure Carlo Bertolini... Sì, quelli, fatte le debite proporzioni, erano indubbiamente anni felici per la classe arbitrale ticinese: eravamo abituati bene!». Ed è del resto allo stesso Busacca che Piccolo si è ispirato, cercando di seguirne le orme: «Massimo è sicuramente stato uno dei miei modelli, anche perché ho iniziato ad arbitrare proprio quando la sua carriera toccava l’apice».
Quanto era attesa la tua promozione in Super League? «Aspettarla no, anche perché non sono cose che si possono prevedere, ma speravo che arrivasse, soprattutto perché ero reduce da un anno e mezzo di Challenge League con prestazioni sempre buone, con tanto di feedback positivo da parte degli ispettori».
Cosa cambia dalla Challenge alla Super League per un arbitro? «La differenza la fanno soprattutto i giocatori: il massimo campionato è tutta un’altra dimensione, in cui anche la pressione mediatica e del pubblico, complice il professionismo, è decisamente maggiore. Anche a livello di gioco, la velocità d’esecuzione è pure nettamente maggiore».
E l’atteggiamento dei giocatori? «Quello è prevalentemente un aspetto individuale. Cambia invece la preparazione dei giocatori, che nel massimo campionato sono più attenti alle sfaccettature del regolamento».