Sessant’anni dopo, i britannici tornano a sognare la Brocca e si tolgono i sassolini dalle scarpe. ‘Dicevano che avremmo vinto soltanto regatando da soli’
Prima Alinghi, poi Luna Rossa. Nello specchio di mare antistante Barcellona, i britannici di Ineos brindano al loro primo successo, quello nella Louis Vuitton Cup. In 11 mosse, in una finale al meglio di 13 regate, il Challenger of Record di Coppa America – in sostanza, il primo ad aver lanciato la sfida al Defender, in questo caso Team New Zealand – sarà anche quello che sfiderà i kiwi di Peter Burling, che dal 12 ottobre cercheranno di riconquistare la mitica Brocca d’argento per la terza volta. Ma non sarà per nulla facile.
Nei sette giorni di regate di una finale che s’è trasformata in un calvario per gli italiani di Luna Rossa, costretti a fare i conti non soltanto con la bravura di sir Ben Anslie, il quale già contro Alinghi aveva dimostrato più volte di saperci fare, su uno scafo particolarmente performante soprattutto con vento forte, e che dopo aver vinto gara 10, la penultima di una serie chiusa sul 7-4, aveva lanciato una frecciatina agli avversari: «Abbiamo dimostrato che si sbagliavano i giornali italiani che sostenevano che potessimo vincere solo regatando da soli...».
Oltre ai problemi meccanici – dal software che faceva le bizze e portò alla squalifica contro Alinghi alle stecche spezzate della randa, fino ai bracci dei foil che non rispondevano, tanto che Luna Rossa è stata costretta a dover veleggiare incerottata (nel vero senso della parola) nella finale contro Ineos –, l’equipaggio italiano ha finito col pagar cari alcuni errori, messi impietosamente a nudo dall’incredibile precisione dei britannici, che adesso sognano di poter strappare l’America’s Cup vera e propria dalle mani di Team New Zealand. Anche se per Ineos, portabandiera di una delle nazioni marinare per eccellenza, il fatto di arrivare a giocarsi la Brocca d’Argento – in una finale al meglio di 13 regate, dal 12 ottobre in poi – e già di per sé un risultato storico, visto che erano sessant’anni che una barca britannica non ci riusciva.
Quanto a Luna Rossa, invece, nelle fila dell’equipaggio italiano regna lo sconforto, dopo tre sconfitte filate nelle tre regate di chiusura della Louis Vuitton Cup. La domanda, scontata, è se dopo quest’ultimo smacco il patron Patrizio Bertelli decida ostinatamente di andare avanti, per coronare un sogno che dura da oltre un ventennio. «Purtroppo è andata male, ma Luna Rossa tornerà ancora più forte» sono le parole di Francesco Bruni, uno dei due timonieri. Allo stato attuale delle cose, tuttavia, suonano più come un auspicio che come un’autentica promessa.