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I fenomeni Biles e Hashimoto e l'orgoglio rossocrociato

La statunitense e il giapponese i grandi protagonisti dei Mondiali di Anversa, mentre la Svizzera festeggia uno straordinario quinto posto al maschile

Tornata con furore
(Keystone)
10 ottobre 2023
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Le grandi star della 52esima edizione dei Campionati mondiali di ginnastica artistica di Anversa sono indiscutibilmente loro: Simone Biles e Daiki Hashimoto. Quattro medaglie d’oro per la statunitense, tre per il giapponese. Due fuoriclasse assoluti, estremamente diversi sotto tutti i punti di vista, ma innegabilmente due personaggi che rendono un grande servigio alla causa della ginnastica artistica.

Simone Biles è un personaggio straordinario con un vissuto estremamente farcito di momenti anche molto difficili quali un’infanzia dolorosa, il trauma dei contatti col famigerato medico della nazionale a stelle e strisce e i gravi problemi sorti ai Giochi Olimpici di Tokyo. Eppure, a distanza di due anni dall’ultima problematicità, eccola di nuovo in gara con una sicurezza straordinaria, un talento incommensurabile e una carica agonistica da lasciare basiti. Ha notevolmente contribuito al successo nel concorso a squadre degli Stati Uniti, ha dominato la gara individuale permettendosi pure leggerezze incredibili al suolo, ultimo passaggio della sua fatica di giornata (ha ammiccato ai giurati al termine di una delle sue tante acrobazie ed è pure leggermente inciampata mentre eseguiva una rincorsa, tanto da rischiare una clamorosa quanto assurda caduta) e infine ha dominato due finali di specialità, cedendo il titolo al volteggio all'altrettanto straordinaria brasiliana Andrade, in seguito a una caduta nell’esecuzione del suo nuovo salto, un elemento poco gettonato anche dai maschi, considerata l’assurda difficoltà dello stesso. Ecco, se madre natura, oltre alle sovrumane doti fisico-atletiche, avesse regalato a questo straordinario talento anche un briciolo di grazia e di qualità espressive in più, allora saremmo di fronte al più irripetibile dei mostri sacri di questa affascinate disciplina sportiva.

Da parte sua il nipponico Hashimoto è attualmente il miglior prodotto di una filosofia ginnica che io adoro da sempre. È l’erede naturale dell’indimenticabile Kohei Uchimura, al quale assomiglia straordinariamente per doti tecniche, classe e sicurezza agonistica. Tutto di lui piace, dall’approccio espressivo all’attrezzo alla serenità di concentrazione, dall’eleganza del gesto tecnico, grazie al quale tutto ciò che esegue sembra facile – ecco il fascino assoluto della ginnastica artistica – all’incredibile sicurezza che porta in pedana. Evidentemente, in un mondo, quello maschile, più permeato di mostri sacri, appare alla fine più “umano” di quel “marziano” che risponde al nome di Biles. Ma la ginnastica che propone Hashimoto è pura poesia, perché la gusti, perché delizia, perché fa sognare.


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È l’erede di Kohei Uchimura

Due personaggi, dunque, che hanno lasciato un segno indelebile su questa 52esima edizione dei Campionati mondiali. Grazie a loro le rispettive nazionali hanno fatto incetta di medaglie, poi si sono aggiunte la Cina e il Brasile con le proprie punte di diamante. L’Europa invece, in particolare nel settore femminile, ha ceduto il passo, riuscendo a emergere solo nelle finali di specialità maschili, grazie ad alcune prodezze che non rappresentano una scuola vera e propria quanto piuttosto il frutto di specifici grandissimi talenti che fortunatamente nascono anche alle nostre latitudini.

Europa che ha avuto nella Svizzera una delle più belle realtà di questa manifestazione. Partita con l’obiettivo dichiarato di volersi inserire fra le dodici nazioni che avrebbero poi staccato il biglietto per le Olimpiadi di Parigi, la nostra squadra maschile (quella femminile era presente con due sole individualità) è letteralmente esplosa ad Anversa andando ben oltre le più rosee aspettative, una specie di insperata follia sportiva che ha regalato ai nostri cinque eroi un incredibile quinto posto che rappresenta il miglior risultato degli ultimi sessant’anni. Addirittura la Federazione internazionale di ginnastica ha attribuito alla nostra nazionale il Premio Fujitsu, destinato alla nazione più sorprendente. Premio che in campo femminile è andato alla Francia, grazie all’altrettanto clamorosa medaglia di bronzo nel concorso a squadre. Insomma dopo le intoccabili Giappone, Cina e Stati Uniti, dopo l’altrettanto intrattabile Gran Bretagna (bacino di reclutamento, disponibilità finanziarie e quant’altro al di fuori della nostra portata) ci siamo clamorosamente noi. Letteralmente incredibile ma anche estremamente gratificante per quanto si sta facendo nella nostra realtà a tutti i livelli. Fabio Corti, il chiassese presidente della Federazione svizzera, era raggiante, ma al tempo stesso consapevole che questo risultato è il frutto di un lavoro in atto di ottima qualità.


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Seifert e compagni i più sorprendenti

Lena Bickel a Parigi

Il sogno della diciannovenne di Morbio Inferiore si è dunque meritatamente concretizzato. Lena Bickel sarà l’unica rappresentante elvetica della ginnastica artistica presente ai Giochi olimpici del prossimo anno. Anversa doveva darle il lasciapassare. Ma non era cosa né facile, né scontata. Occorreva una prova solida da parte della nostra rappresentante, una prova che non necessariamente la ponesse nella finale delle migliori 24 ma che fosse sufficiente per staccare uno dei 14 biglietti disponibili al di fuori di quelli assegnati alle ginnaste delle dodici nazioni qualificate. Obiettivo dunque raggiunto perché Lena ha gareggiato con solidità tecnica e agonistica e senza commettere errore alcuno. Bravissima. Ora l’aspettano dieci mesi in cui dovrà e potrà concentrarsi sul suo programma, sul consolidamento dei suoi esercizi e pure sull’introduzione di nuovi elementi di difficoltà che migliorino i suoi coefficienti per vincere una nuova scommessa: centrare la finale delle migliori 24 ginnaste nella finale multipla dell’occasione più importante della sua vita.


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Prova priva di errori per la ticinese