CICLISMO

I destini incrociati di Jakobsen e Groenewegen

Al Tour de France, nel weekend, vittorie per i due olandesi protagonisti nel 2020 di un drammatico episodio

3 luglio 2022
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Nemmeno il più navigato degli sceneggiatori avrebbe potuto buttar giù un copione in cui l’intreccio dei destini personali giocasse un ruolo così importante. Sabato a vincere in volata la seconda tappa del Tour era stato Fabio Jakobsen della Quick-Step, un autentico miracolato. Nell’agosto di due anni fa, infatti, al Giro di Polonia, sprintando a pochi metri dal traguardo era caduto rovinosamente, sfigurandosi e finendo in coma con gravi danni all’apparato respiratorio. Le sue condizioni erano tanto disperate da indurre i parenti del ragazzo a chiedere a un sacerdote di impartirgli l’estrema unzione. Poi, per fortuna, l’olandese riuscì a riprendersi, gli venne ricostruito il volto e sei mesi più tardi tornò perfino a correre. Domenica, invece, a vincere in volata la terza frazione della Grande Boucle – precedendo Van Aert e Philipsen – è stato il suo connazionale Dylan Groenewegen della BikeExchange, cioè colui che aveva colpevolmente provocato quel terribile incidente in Polonia, per il quale fu immediatamente estromesso dalla corsa e squalificato per i successivi nove mesi.

Un cerchio che si chiude, un episodio tragico risoltosi nel migliore dei modi. Del resto, si sa, la Danimarca è terra di favole, e lassù evidentemente non c’è solo del marcio. Le prime tre tappe del Tour si sono infatti svolte extra muros, fra gli strepitosi paesaggi di Copenaghen e dintorni. Lunedì ci sarà invece la prima giornata di riposo, per consentire alla carovana – formata da ben 4’500 persone – di raggiungere la Francia col belga Wout van Aert (Jumbo) – tre volte secondo nel trittico danese – in maglia gialla.

La terza frazione, a lungo lenta e noiosa, ha visto la lunghissima fuga del padrone di casa Magnus Cort Nielsen, un’azione durata quasi 130 km durante i quali si è aggiudicato tutti e tre i Gpm in palio, proprio come aveva fatto già sabato. La maglia a pois di miglior scalatore, dunque, è più che saldamente ancorata alle sue spalle. Ripreso il fuggitivo quando al traguardo di Sonderborg mancavano ancora una cinquantina di chilometri, il gruppo si è messo a tirare paurosamente, aiutato anche dal vento che soffiava spesso a favore. Superati senza troppi affanni i temuti tratti di pavé – che hanno provocato solo una caduta senza conseguenze – le squadre hanno organizzato i treni per la volata conclusiva, prevista su un drittissimo vialone di oltre 750 metri. A spuntarla al fotofinish, come detto, è stato il riabilitato Groenewegen. Soltanto quarto il califfo slovacco Peter Sagan, che nel momento decisivo non trova il pertugio e rimane ai piedi del podio.

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