La squadra italiana, che rischia la squalifica da parte dell'Uci, annuncia una pausa in attesa che venga fatta chiarezza sul caso. Ma non è il primo
Tre giorni dopo l'annuncio di un secondo test antidoping positivo in meno di un anno, la formazione italiana della Vini Zabù decide di autosospendersi. «Abbiamo deciso la sospensione finché non sarà fatta piena chiarezza sul caso De Bonis. Questa è la cosa giusta da fare mentre continuiamo a lavorare con l'UCI», ha annunciato la squadra, il cui corridore Matteo De Bonis era risultato positivo all'Epo in un test fuori gara a febbraio. Con buona probabilità, la formazione italiana verrà comunque provvisoriamente sospesa dall'Uci per un periodo che potrebbe andare dai 15 ai 45 giorni, sanzione prevista dai regolamenti in caso di recidiva, dal momento che anche un altro dei suoi corridori, l'italiano Matteo Spreafico, era risultato positivo lo scorso ottobre al Giro.
La Vini Zabù comunque non è nuova a casi del genere: secondo i dati raccolti dal Movimento per un ciclismo credibile (Mpcc), la formazione iscritta alla
ProTeam, la Seconda divisione, ha già totalizzato nove procedure in ambito doping in soli dodici mesi, ma nonostante ciò è stata comunque mantenuta dagli organizzatori del Giro d'Italia fra le squadre che prenderanno parte all'edizione 2021 della corsa italiana, al via l'8 maggio da Torino.
Dopo l'annuncio del caso De Bonis, gli investigatori italiani in settimana hanno effettuato una serie di perquisizioni nelle case dei ciclisti e dello staff di Vini Zabù, ma secondo quanto anticipato da Angelo Citracca, il direttore generale della squadra, in un'intervista odierna al sito specialistico Cyclingnews gli inquirenti non avrebbero trovato nulla di illecito.