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Il figlio del deserto che vince in montagna

Hassan Elazzaoui Elhousine vive a Bedano e domina le gare in salita. ‘Immagino di salire su una duna e, oltre la cima, trovare un bellissimo tramonto’

2 gennaio 2020
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È un vero tornado (come Tornado è il nome del team al quale appartiene), spauracchio degli atleti di casa nostra, che si vedono soffiare da sotto il naso i primati e la posizione alta delle classifiche. Lui arriva, vince, sorride e scompare.

Mite, riservato, gentile con tutti, non ha la posa o la spocchia di una star, anche se i numeri li possiede tutti. Eccone alcuni, fra i molti: primo posto alla Lodrino Lavertezzo sia lo scorso che quest’anno, dove ha battuto il record. Vittoria anche al Vallemaggia Trail sia nel 2018 che nel 2019, con record assoluto. Vittoria alla Claro-Pizzo 2019, dove tecnicamente avrebbe anche battuto il record, se non fosse stato penalizzato con l’aggiunta di tre minuti a causa della mancanza del cellulare. Secondo al Trofeo Nasego Vertical, dietro a Davide Magnini. Terzo alla Dolomyths Run Skyrace, dove ha tagliato il traguardo con Nadir Maguet. Secondo alla Veia Skyrace.

Da dove salta fuori, vien da chiedersi, un talento simile? Chi è Hassan Elazzaoui? Lui si definisce figlio del deserto. Nato in una tribù berbera nel Sud del Marocco. Da bambino suo padre gli affidava spesso la cura dei cammelli e lui, per recuperare le bestie, doveva correre, a piedi nudi nella sabbia, per diversi chilometri. La sua passione per la corsa è nata così, raggiungendo la cima delle dune e guardando il tramonto al di là. «Quando devo fare un vertical” – confessa Hassan – io ragiono ancora in termini di dune. Immagino che ci sia oltre la vetta un bellissimo tramonto o l’orizzonte del sole, come succedeva in Marocco, e allora mi carico, e mantengo per tutto il percorso questa aspettativa di ricompensa finale, di bellezza che è lassù ad attendermi».

Passare dalla pura gioia di correre alla competizione è stato un caso. «Un giorno, con mio padre, passammo da una cittadina in cui si stava per svolgere una gara di corsa. Non ho potuto iscrivermi. Non avevo nemmeno le scarpe. Ma corsi ugualmente, per il gusto di provare, e vinsi. L’organizzatore, impressionato dal mio risultato, disse che l’anno successivo avrei potuto partecipare a pieno titolo, iscrivendomi. Ovviamente lo feci. Vinsi anche in quell’occasione. Avevo circa 15 anni, da allora gareggiare mi ha dato sempre soddisfazione».

È dovuto al destino anche il suo arrivo in Ticino. È bastato un incontro, quello con Linda, la sua compagna, in Marocco come turista. «Una volta chiesi a Linda – racconta Hassan – se anche in Ticino ci fossero gare di corsa alle quali avrei potuto partecipare, e lei mi rispose: Certo! Così eccomi qui».

Seguendo le stelle

Il passaggio dal Marocco alla Svizzera non è stato semplice. Non ha comportato solamente un cambiamento di clima meteorologico, ma Hassan ha una visione positiva della vita: «In un contesto nuovo a me piace confrontarmi con la gente che trovo. Accolgo tutte le usanze, sono aperto all’altro, e voglio conoscere, arricchirmi. È così anche alle gare: per me è importante confrontarmi con gli atleti, vivere un’esperienza condivisa. Questo è avvenuto per esempio con Rémi Bonnet, lo scorso anno alla Claro-Pizzo. Ma trovo spesso fra chi gareggia qualcuno che mi trasmette un contenuto positivo sia a livello sportivo, sia a livello personale. In particolare amo confrontarmi sportivamente con chi reputo migliore di me. Con Bonnet è stato stupendo, ma anche con Nadir Maguet alla Veia, o addirittura con Kilian Jornet… Non mi interessa battere il tale o il tal altro atleta, mi interessa invece confrontarmi e imparare».

E come si allena in Ticino? «Sono seguito da un allenatore. Non mi martorio eccessivamente, soprattutto in questo periodo, a stagione conclusa. Faccio allenamento sei giorni su sette quando ci sono gare, con doppi allenamenti, massaggi, eccetera, mentre fuori stagione sono più tranquillo. Alterno bici, corsa, corsa in salita, ripetute… come tutti gli sportivi d’élite: non ho una formula vincente. Quando vivevo in Marocco lavoravo tutto il giorno, quindi il tempo per allenarmi era davvero pochissimo. Lo facevo il mattino presto, alle cinque, per essere di ritorno per l’inizio del lavoro. Laggiù non c’era tutto l’equipaggiamento che ho scoperto venendo qui. Non possedevo la lampada frontale, per esempio. Gli allenamenti al buio, nel deserto, li ho svolti seguendo l’orientamento delle stelle».

‘Correre è sinonimo di libertà’

Abituato a correre nella sabbia, orientandosi al buio con l’ausilio della posizione delle stelle in cielo, Hassan Elazzaoui non ha dubbi: «Ogni volta che devo affrontare una competizione, anche la più dura, dentro di me dico: Hassan, tranquillo, hai i mezzi. Sono consapevole di poter affrontare fisicamente ogni tipo di gara, anche se, dovendo scegliere, preferisco i vertical rispetto ai trail o alle sky. Sì, è vero, è strano, perché nel deserto è difficile fare vertical, eppure “funziono” meglio su distanze brevi dal forte dislivello. Infatti la gara che amo più di tutte in Ticino è la Claro-Pizzo, famosa per il suo impressionante dislivello (2’500m, ndr), oltre che per la sua atmosfera magica».

Per quel che concerne l’alimentazione «mangerei datteri a chili. E bevo un tè che porto dal Marocco. La mia alimentazione è semplice e naturale. Pasta, couscous, verdure, carne, un po’ di tutto… Non utilizzo gel o barrette, al limite preparo io delle barrette con ingredienti naturali».

A sentirlo parlare parrebbe tutto molto semplice. Dove sta dunque il segreto per i suoi risultati strepitosi? «Nessun segreto. Amo correre. Ho sempre amato correre. A mio padre da bambino dicevo di lasciare andare i cammelli sempre più lontano proprio per il gusto di dover correre più a lungo per doverli recuperare. Non mi ha mai interessato sapere se ero più veloce degli altri ragazzi. A dire il vero non me ne sono reso conto finché non ho cominciato a gareggiare. Amo correre e amo le competizioni. Amo il Ticino, ma anche le mie origini berbere. Sono fiero delle mie radici nomadi, di uomo libero. Correre per me è sinonimo di libertà».