Si rinnova il fascino della prova per eccellenza a livello ticinese. Corrado Bionda: ‘Iscrizioni chiuse in appena cinque giorni’.
Vertical. Così vengono chiamate le gare di corsa in salita. La Claro-Pizzo, che si terrà sabato con partenza da Claro e arrivo sulla vetta del Pizzo di Claro (2727 m s/m), non è però solo una vertical: è la vertical per eccellenza in Ticino. 2’500 metri di dislivello positivo lungo 9,2 km. Chi partecipa lo sa.
Tanto è ambita la gara che «in cinque giorni abbiamo chiuso le iscrizioni – afferma Corrado (Kurt) Bionda, presidente del Comitato – e questo malgrado l’aumento della quota di partecipanti da 250 a 270 unità. Lunghissima la lista d’attesa».
A differenza dei trail o delle skyrace, gare in cui il percorso presenta tratti “corribili”, la vertical è una competizione che non dà tregua. Si sale e basta, e la pendenza a volte è tale che occorre aiutarsi con le mani, o tenersi alle catene, come avviene nello sdrucciolevole “Besc di mort” (Bosco dei morti), fra altissimi abeti.
Per dare un’idea: una persona “normale” percorre in media questo tragitto in 3-4 ore. Passo regolare, niente soste, niente foto. Poi ci sono loro, gli alieni, i trail runner, che nella metà del tempo raggiungono la vetta del Pizzo di Claro, sorridono, girano i tacchi e scendono sempre correndo.
Ma il fatto che atleti come Rémi Bonnet, che lo scorso anno ha battuto il record maschile, salendo in 1h35’, o Victoria Kreuzer, detentrice del record femminile con 1h55’, riescano a volare in vetta sfiorando appena il terreno con i piedi, non cambia la realtà delle cose: chi vuole arrivare in cima deve avere gambe e soprattutto testa, perché giunti al Lago di Canée (1’995 m), quando ormai si pensa di aver dato tutto, inizia il tratto più impegnativo, e bisogna obbligare il corpo a spingere ancora per 1’000 metri di dislivello. «Ne siamo consapevoli – interviene Kurt Bionda –. Il forte dislivello può spaventare. In effetti se si confrontano le quote di partecipazione maschile e femminile si nota che le donne sono numericamente molto inferiori rispetto agli uomini. Per questo abbiamo introdotto il walking, un percorso adatto a tutti, da Claro a Moncrino, con 570 metri di dislivello e la possibilità di scendere con una navetta messa a disposizione dall’organizzazione».
Eppure, come avviene per molte cose che sulle prime spaventano, la Claro-Pizzo seduce, e proprio per questo si pone come un ambìto sprint finale a chiusura della stagione.
Giunta alla sua sesta edizione, la gara esisteva già come sfida fra amici negli anni 90. «Non era ancora esplosa la moda della corsa in montagna, e quindi l’idea non è nata sull’onda dell’imitazione di altre gare, ma con l’intento di creare un momento d’incontro per la gente del posto e per gli appassionati di montagna».
Lo spirito di allora ne determina ancora oggi la specificità. «Per far sì che tutto funzioni, ci siamo sempre rivolti ad enti locali. Le infrastrutture, gli sponsor, i volontari, tutto è locale e fatto senza scopo di lucro. Basti pensare alla spontaneità con la quale le società e 100 volontari ogni anno si mettono a disposizione. Non solo permettono che la gara abbia effettivamente luogo, ma ne creano l’atmosfera così caratteristica. È un impegno che dura tutto l’anno. Si fa un mese di pausa al termine della gara e poi si ricomincia: ricerca di sponsor, contatti con i fornitori, migliorie da mettere in atto… Ovviamente occorre coordinare molte persone, pensare a diversi aspetti: dalla cura del percorso di gara, che va monitorato costantemente, alla sicurezza che per noi è la priorità assoluta… In effetti quest’anno abbiamo pensato di separare il percorso di salita e quello di discesa, per evitare che gli atleti di ritorno intralcino chi ancora sta salendo e per aumentare la sicurezza. Ogni cosa deve funzionare nei minimi dettagli».
Cinque i punti di rifornimento lungo il percorso, due medici posizionati uno al cancelletto all’alpe di Peurett (1’745 m) e uno in vetta, container riscaldati per gli atleti in vetta, cronometraggio inappuntabile… «Nel comitato siamo in sei e siamo amici. Lo spirito di gruppo ci alimenta come team e ci stimola a collaborare con altri organizzatori di gare in Ticino. Crescere e migliorarsi significa passare attraverso gli scambi di opinioni e di esperienze», chiude Bionda.