Sabina Rapelli ha colto per la seconda volta la qualificazione all’Ötillö World Championship, in Svezia. 'L’obiettivo è arrivare nelle prime 5-6 posizioni'
Ci ha preso gusto. A passo di corsa e bracciate a nuoto ö till ö (da isola a isola, in svedese), si è andata a prendere un’altra qualificazione al Campionato del mondo di swimrun. Sabina Rapelli sa cosa l’aspetterà lunedì 2 settembre, poiché quella che è considerata una delle competizioni di endurance tra le più dure al mondo, l’ha già affrontata l’anno scorso: 75 chilometri attraverso l’arcipelago di Stoccolma, da Sandham a Utö, passando per 24 isole a corsa (65 km) e nuoto (10 km). «L’obiettivo principale è arrivare nelle prime cinque, sei posizioni; una medaglia mi sembra francamente lontana. Anche se quella è una gara diversa dalle altre e può succedere di tutto. Oltre a essere una competizione molto più lunga, lassù può capitare di dover fare i conti anche con condizioni meteorologiche avverse».
Sa di cosa parla e ce lo aveva raccontato (v. ‘laRegione’ del 21 novembre). È una prova dura – una pazzia, ci aveva detto –, che però non era stata l’ultima gara della stagione. Ancora a settembre aveva preso parte a uno swimrun nel Giura francese, con Andrea Zamboni: 5 km a nuoto, 37 a corsa. «Dopo, però, mi sono concessa una bella pausa. Ho ripreso gli allenamenti intensi a fine ottobre». Perché, non è certo il freddo a intimorire questa grintosa docente di scuola elementare (ginnastica, manco a dirlo). «In inverno ho nuotato tanto, circa 18 km a settimana». E se sembra poco, si sappia che in più c’erano gli allenamenti in bicicletta e a corsa, e la preparazione fisica in palestra. «Ma niente competizioni fino a marzo, quando ho ripreso con alcune gare a corsa, per testare il mio livello fisico».
Nello swimrun l’anno scorso aveva gareggiato con Stefania Bonetti, che nel 2019 ha deciso di mettere tra parentesi la competizione. «In febbraio ho conosciuto Alexis Charrier, studente francese di 23 anni che alla base è nuotatore. Abbiamo deciso di provare a fare una prima gara assieme nella categoria mix (donna-uomo). Gareggiare con un uomo è diverso, perché in generale è lui che nuota e corre davanti. Dietro, devi dare il massimo per stare alla cadenza di chi ‘guida’; davanti, s’investe molta energia anche nel guardare dove mettere i piedi o nuotare. Io con Stefania e Cassandra, mia compagna al Mondiale, in gara sono quasi sempre andata davanti. Adesso è soprattutto Alexis a ‘tirare’, perché, se sta bene, è più forte di me sia a corsa che a nuoto». Tra Sabina e Alexis – che formano il Team Envol-Ticino – l’intesa sportiva era scattata fin dalla prima gara. «È importante. Sarebbe impensabile correre assieme, se si avessero livelli diversi: ci sarebbe troppo lavoro, per arrivare ad avere lo stesso ritmo». Lei in Svizzera e lui in Francia, si preparano in gran parte per conto proprio con programmi individuali, «perché io devo migliorare in alcune cose, lui in altre. Io mi alleno nel tempo libero, in pausa pranzo e dopo il lavoro. Una o due volte al giorno, dipende da come sto. Questo sport impone di amministrare la fatica. Sapersi gestire è fondamentale, tanto più che nelle mie giornate (mi occupo anche di riabilitazione e preparazione fisica in una palestra) non sto molto seduta». Quando i rispettivi impegni lo consentono, Alexis e Sabina organizzano training insieme. «In aprile abbiamo fatto un camp, durante le mie vacanze».
Sabina ci ha preso gusto. Tanto che non ha ancora corso un Mondiale, che già sta pensando a un altro. «Ho l’occasione di partecipare all’Acquaticrunner a Lignano Sabbiadoro. Considerato il Campionato del mondo individuale, è in programma l’8 settembre, quindi la settimana dopo quello a coppie. Se uscirò viva e vegeta dall’arcipelago di Stoccolma, sarà il mio fisico a dirmi cosa fare».