La 32enne di Piotta, che lo scorso marzo ha chiuso la carriera agonistica, lancia un messaggio a Nicole Gasparini e Marco Tadé, alle prese con guai fisici.
Deborah Scanzio conosce bene Nicole Gasparini e Marco Tadé. Li ha visti crescere (non solo sportivamente) negli anni passati a correre sulle gobbe del Ticino e di mezzo mondo, tutti e tre appassionati di freestyle. Purtroppo però in comune in questo momento i due più giovani hanno anche qualcos’altro: gli infortuni. Più datato quello di Marco (il 23enne di Tenero ha deciso di prendersi del tempo per riflettere, dopo che un anno fa era stato costretto a saltare all’ultimo momento i Giochi di Pyeongchang, per un problema al ginocchio, dal quale non si è ancora del tutto ripreso); fresco fresco quello di Nicole, che a pochi giorni dal suo esordio a un Mondiale dei “grandi” si è procurata in allenamento una lesione del legamento crociato del ginocchio sinistro (quello già infortunato due anni or sono, mentre nel 2014 era stato il destro a cedere).
«Ho saputo da Andrea Rinaldi che Niki aveva male a un ginocchio e che avrebbe dovuto fare un controllo – ci racconta la 32enne di Piotta specialista del moguls, che lo scorso marzo ha chiuso la carriera agonistica dopo 125 gare di Coppa del mondo (la prima nel 2002 a Tignes), 4 Olimpiadi e 7 Mondiali –. Ho sperato tanto che non fosse qualcosa di troppo serio e a dire la verità dal video dell’accaduto sembrava impossibile che potesse essersi fatta male, perché non è nemmeno stata una caduta rovinosa, è atterrata dopo un salto, ha preso una gobba e si è come accasciata. L’ho sentita la sera che aspettava i risultati degli esami, era piuttosto tranquilla e scherzava, poi però è arrivata la mazzata. Mi dispiace tantissimo per lei, negli anni abbiamo costruito un ottimo rapporto e non se lo meritava proprio. Anche perché è una molto precisa, attenta a ogni dettaglio dell’allenamento e fa di tutto per curare il suo corpo, tanto che è davvero difficile spiegarsi come mai sia bersagliata dagli infortuni. E calcolando che lo stesso vale per Marco, tra un po’ comincio a pensare che qualcuno stia usando una bambolina voodoo contro i nostri talenti».
Una sorta di maledizione che sotto sotto la 21enne di Cadro un po’ temeva, visto che solo un mese e mezzo fa, pochi giorni dopo aver ottenuto la qualifica per la rassegna iridata, ci aveva detto che “visto il mio passato il pensiero di non riuscire ad arrivarci a questi Mondiali c’è, ma riesco a tenerlo fuori dalle piste”. Purtroppo però non è bastato, la paura si è concretizzata e adesso è di nuovo tempo di ricominciare da capo... «È già difficile per me trovare parole di conforto, figuriamo per lei – prosegue Scanzio –. Purtroppo fa parte del gioco, come sportivo lo sai, ti prepari e quando capita lo accetti, anche se a volte è davvero dura. Io ho avuto la fortuna di incappare solo in due infortuni seri e il secondo, nel 2012 (rottura del legamento crociato anteriore e del menisco del ginocchio sinistro, ndr) mi ha fatto pure bene perché mi ha permesso di prendermi una pausa e rendermi conto che sciare era davvero la cosa che volevo fare. Però ero a metà della mia carriera, con alle spalle già diversi anni in Cdm, due Olimpiadi e quattro Mondiali, mentre Niki è sempre lì lì per “sbocciare” e poi capita qualcosa. Questo io non l’ho mai dovuto affrontare, per cui l’unica cosa che mi viene in mente è che lo sport d’élite è pieno di storie di atleti che hanno affrontato e superato momenti difficilissimi facendo poi cose incredibili. Sofia Goggia ha rotto tre volte il crociato e adesso sta facendo meraviglie; Dominique Gisin si è operata 8 o 9 volte alle ginocchia e poi è diventata campionessa olimpica. Per cui a Niki, ma anche a Marco, dico di tenere duro, perché quando arriverà la gara giusta le emozioni che proveranno cancelleranno tutti i dolori».
Non più pericoloso di altri
Ed è per quelle emozioni che Deborah cerca sempre nuove idee per promuovere il suo sport, a cominciare dai più piccoli... «Ci tengo a sottolineare che in realtà non è che il freestyle e in particolare le gobbe siano sport più pericolosi per il fisico di altri, anzi. Il moguls può spaventare ad esempio per quel che riguarda le ginocchia, ma in realtà è solo questione di coordinazione e assorbimento. Vuoi mettere andare oltre i cento all’ora in una discesa di sci alpino? Anche solo il carico in una curva tirata in gigante è superiore. Mi piacerebbe riuscire a cambiare questa percezione e anche per questo oltre che con i bambini nelle scuole e sulle piste parlo anche con i genitori. E vedo tanto entusiasmo, che poi però non sempre si tramuta in nuovi “adepti” del freestyle. È un peccato, però io di certo non mollo e ho già in mente diverse idee».