Pugilato

Petric e 'La grande occasione'

Il 36enne pugile professionista di Minusio sabato a Quartino contenderà al bulgaro Ivan Emilov il titolo intercontinentale Wbf, pesi cruiser

fotoservizio Ti-Press/Gianinazzi
7 novembre 2018
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Sabato a Quartino (nella sala del Boxe Club Contone, all’interno della palestra Bfit) Andrija ‘Andri’ Petric, pugile di Minusio, si gioca ‘La grande occasione’ – il titolo intercontinentale Wbf (cintura ‘minore’ ma detenuta in passato da campioni del calibro di Holyfield) – contro un avversario temibile, il 30enne bulgaro Ivan Emilov, che come lui si avvarrà di tutta la sua tecnica ed esperienza per agguantare la cintura. «Siccome questa cintura è vacante – spiega il pugile locarnese – abbiamo potuto scegliere l’avversario. Ma non uno a caso. Deve avere un determinato punteggio. Ne abbiamo individuato uno credibile, di livello. Emilov è un picchiatore, gli incontri che ha vinto, li ha vinti per ko (4 vittorie e 3 sconfitte in carriera, ndr). Ha già un ranking tale che, in caso di mia vittoria, mi farebbe entrare nei Top-130 al mondo, scalando quasi cento posizioni. Lui sì che fa il professionista nel vero senso della parola. Fa solo pugilato. Si allena nella stessa palestra di Kubrat Pulev, l’ex pretendente alla corona mondiale che ha combattuto contro Wladimir Klitschko, e che ambisce a sfidare Anthony Joshua. È un avversario degno».

La serata (inizio alle 20) avrà Petric-Emilov quale attrazione principale, ma prevede anche 8 incontri fra atleti dilettanti e un secondo match tra professionisti, con diversi intermezzi di animazione.

«Con il pugilato – spiega Petric – ho scoperto me stesso. Vi ho trovato umiltà, rispetto, tanto sacrificio. Il pubblico vede due che se le danno, ma in quel combattimento c’è grandissimo rispetto, per l’avversario e per se stessi. Non è uno sport per tutti. Vi si trovano valori importanti, uno su tutti l’umiltà. Mi sento di consigliarlo a tutti, insegna la disciplina, ti mette di fronte ai tuoi limiti. Chi pratica questa disciplina sul serio, foss’anche solo restando a livello amatoriale, ha cuore, è rispettoso, umile. C’è un motivo se si chiama ‘nobile arte’. I pugili hanno dalla loro la calma e la sicurezza. Non hanno bisogno di dimostrare niente a nessuno. Io sono grande e grosso, ma è come se fossi invisibile. Non mi piace mettermi in mostra».

L'intervista completa nell'edizione de laRegione di domani.