L'annuncio di Cupertino segue la pioggia di critiche da parte degli attivisti della privacy e non solo, c'è chi teme violazioni indiscriminate
L'aggiornamento che Apple voleva introdurre prevedeva la scansione delle immagini caricate dagli utenti su iCloud e sui propri dispositivi, con la successiva segnalazione di eventuali abusi.
"Lo scorso mese abbiamo annunciato un piano che puntava a proteggere i bambini dai predatori che usano i mezzi di comunicazione per attirarli e usarli e per limitare la circolazione di materiale pedopornografico. Sulla base dei commenti di consumatori, ricercatori e altri, abbiamo deciso di prenderci altro tempo per effettuare miglioramenti prima del lancio" del software, afferma Apple che puntava a introdurre le nuove funzioni quest'anno.
La retromarcia di Cupertino è legata alle violente critiche che le sono piovute addosso da più parti, soprattutto dopo che per anni Apple è stata la paladina della Silicon Valley nella tutela dei dati personali. I gruppi a tutela della privacy hanno denunciato come un tale software avrebbe consentito per la prima volta a un'azienda di guardare ai dati privati dei suoi utenti e, in caso di abusi, denunciarli alle autorità.
In una lettera aperta - firmata anche da diverse no profit e che ha raccolto quasi 8'000 firme, inclusa quella di Edward Snowden - molti esperti di criptaggio hanno invece osservato come il software avrebbe potuto essere utilizzato in altre modalità, aprendo la porta alla persecuzione di dissidenti, alla sorveglianza e alla censura.
"Non possiamo essere sicuri che Apple sia in grado di resistere sempre alle possibili richieste dei governi sulla scansione di ulteriore materiale sugli iPhone", ha detto l'American Civil Liberties Union criticando il software.
Nelle ultime settimane Apple ha difeso la sua iniziativa, parlando dell'utilizzo di tecniche all'avanguardia per assicurare la tutela delle immagini caricate dagli utenti sui propri dispositivi. Rassicurazioni che però sono cadute nel vuoto. Il passo indietro di Cupertino delude invece gli attivisti della tutela dei bimbi dalla pedopornografia, che si dicono "profondamente delusi" dalla decisione. Apple - sostengono - avrebbe dovuto andare avanti sulla sua strada.
Ma farlo avrebbe esposto la società a critiche in grado di indebolire la propria posizione in un momento in cui la Big Tech è al centro dei pensieri del Congresso in termini di una stretta della regolamentazione.