La nuova tecnologia di connessione cellulare arriverà entro il 2020 e promette di cambiare le regole del gioco. Ecco perché
C’è poco di ‘sexy’ in un’asta di frequenze radio, se non fosse per il potenziale dirompente da qui a cinque anni. Sulle nuove bande messe in ‘vendita’ a partire da gennaio dalla Confederazione, entro il 2020, inizieranno a circolare le comunicazioni della quinta generazione di tecnologia mobile. Dapprima in sordina, poi sempre più insistentemente, inizierà così la nuova rivoluzione digitale del 5G, con un aumento di velocità della rete cellulare pari a 100 volte quella attuale. Per intenderci: un lungometraggio ad alta risoluzione potrà essere recuperato in poco meno di 4 secondi, contro gli attuali 6 minuti: nemmeno il tempo di chiedersi: “L’ha già scaricato?”.
Non sarà però certo la possibilità di guardare sul telefonino un video senza ritardi a cambiarci la vita. E nemmeno l’aumento della velocità in sé (a chi serve una connessione ultrarapida se poi la usa solo per controllare l’account Facebook?). La vera rivoluzione del 5G giungerà da tutte quelle applicazioni collaterali che diventano improvvisamente possibili quando si riesce a garantire, via etere, prestazioni del tutto analoghe a quelle delle moderne fibre ottiche domestiche. Come per dire che non ci sarà più bisogno di infrastrutture appositamente cablate per tutta una serie di impieghi che richiedono una banda ultralarga e tempi di reazione della rete ultraveloci.
Così in montagna potrà essere garantita la “via cavo” televisiva anche senza il cavo, mentre il periodo di risposta al di sotto del millisecondo (contro gli attuali 10) permetterà di usare il 5G per tutte le comunicazioni dei veicoli a guida autonoma, impiego dove la garanzia di connessione è il presupposto fondamentale affinché si evitino incidenti. E ancora: il passaggio da centomila a un milione di connessioni per chilometro quadrato porrà le basi per allacciare a internet tutti i dispositivi domestici e la possibilità di trasmettere una mole impressionante di dati velocemente sarà fondamentale per le aziende che vorranno dislocare l’attività in periferia, senza così dover rinunciare ai servizi di banda larga, così come per praticare operazioni o altri interventi medici a centinaia di chilometri di distanza.
Le tre principali compagnie di telefonia mobile in Svizzera già lo scorso anno si erano dette pronte a proporre la nuova tecnologia ai propri utenti e negli scorsi mesi si sono moltiplicate le comunicazioni su test e nuovi record raggiunti. A giugno, Sunrise ha annunciato l’installazione della prima antenna 5G sul tetto della propria sede a Oerlikon, nei pressi di Zurigo. In contemporanea ha presentato il primo hotspot 5G: un modem casalingo che riesce a gestire il traffico internet e i segnali di due televisioni 4K senza bisogno di una linea telefonica cablata. La copertura con nuova tecnologia dovrebbe essere a regime nel 2020, ha precisato la società.
Intanto, a gennaio, Salt aveva dimostrato le potenzialità del 5G nella sede centrale di Renens (Vaud).
Swisscom – dopo alcuni test in città – ha annunciato a inizio luglio una fase sperimentale a Guttannen, piccolo comune di 300 anime nell’Oberland bernese. L’operatore intende poi lanciare la nuova tecnologia entro la fine del 2018.
Ma in Svizzera le novità vanno ben oltre la tecnologia e riguardano anche la rete in sé. E non si tratta di qualcosa di banale, dal momento che le nuove frequenze messe all’asta dalla Commissione federale delle comunicazioni occupano due spettri piuttosto diversi e finora non utilizzati per la telefonia mobile: la banda a 700 megahertz è più bassa di quelle attualmente impiegate per le reti cellulari, che si trovano tra gli 800 e 2’600 megahertz.
Ciò fa sì che la connessione sia garantita ad una distanza maggiore dall’antenna. Inoltre le onde a bassa frequenza attraversano meglio gli ostacoli, permettendo così una migliore ricezione all’interno degli edifici. Detta altrimenti, la futura rete 5G (ma in parte anche la 4G, visto che la banda a 700 megahertz sarà prima impiegata per migliorare l’attuale tecnologia), si riceverà meglio e coprirà meglio il territorio a parità di antenne. Il tutto sarà completato dalla banda a più alta frequenza (tra i 3,5 e i 3,8 gigahertz) in grado di garantire altissime velocità su piccole cellule situate lungo le strade o all’interno degli edifici. Una rivoluzione, insomma.
Che inizia fra sei mesi con l’arrivo sul mercato dei primi telefonini 5G. E, in Svizzera, a partire da gennaio con un’asta che non fa di per sé molta notizia.
Non solo più veloce, ma anche con un concetto molto diverso alla base. Se il 3G e il 4G si basavano su una struttura altamente centralizzata, con una stazione che comunicava con un dispositivo mobile, il 5G è stato concepito per garantire una maggiore interconnessione direttamente tra dispositivi mobili, dando alla rete il compito di controllare come questi apparecchi comunichino tra loro. Si tratta di una caratteristica fondamentale per andare verso il concetto di Internet delle cose, ovvero l’idea che ogni singolo dispositivo possa accedere alla rete e inviare o ricevere dati.
Il caso più semplice da immaginare è sicuramente quello dei veicoli a guida autonoma, che devono poter interagire direttamente tra loro per coordinarsi ed evitare incidenti. Il tutto senza per questo dover passare da un controllore esterno o una struttura centrale. Si tratta insomma di una decentralizzazione, indispensabile anche per poter garantire tecnicamente la connessione di 500 miliardi di dispositivi alla rete.
Il 5G si basa su cinque tecnologie diverse: l’uso di frequenze più alte di quelle abitualmente impiegate per le comunicazioni mobili, l’impiego di microcelle per migliorare la copertura del territorio, la possibilità di connettere fino a cento antenne ad una sola stazione, la capacità delle antenne di “mirare” ai dispositivi riducendo così le interferenze e la capacità di trasmettere e ricevere allo stesso tempo.