A Bellinzona parla di cassa malati e ospedale cantonale universitario, mentre a Locarno non manca la perplessità sui ‘semafori intelligenti’
Sono passati trent’anni. Eppure quella del 5 aprile 1992 è una data che ha segnato la Storia dell’Europa e del mondo intero. È in quel giorno che a Sarajevo i cecchini serbi uccisero due donne che stavano manifestando per la pace a Sarajevo. Un gesto a cui fecero seguito 1’425 giorni di assedio alla città e 11’541 vittime. Trent’anni dopo la storia sembra ripetersi, in altre piazze (Kiev) ma con modalità non molto diverse. Nell’edizione odierna, Roberto Scarcella ci propone un racconto della Sarajevo di ieri e di oggi. Nel suo commento, un parallelismo con ciò che sta accadendo ora in Ucraina.
Il paventato (da più parti) aumento dei premi delle casse malati, «peserebbe in particolare sul ceto medio e quello medio-basso – ammonisce nell’intervista odierna la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio –. I premi di cassa malati sono già molto alti e continuano ad aumentare, e questo pesa in particolare sui ceti medio e medio-basso che non ricevono sussidi o ne ricevono troppo pochi»
Dopo l’interesse manifestato nelle scorse settimane da Eoc, Usi, Irb e Ior, la promotrice dell’iniziativa allora approvata dal Gran Consiglio, Maristella Polli, rilancia il discorso di un ospedale cantonale universitario sulla spinta della nuova facoltà di medicina e lo sviluppo del polo della ricerca a Bellinzona. «È ora che il ‘sì’ del parlamento esca dal cassetto».
Non fa certo l’unanimità l’idea di Ustra di sostituire tre rotonde sul Piano di Magadino con impianti semaforici, seppur di ultima generazione. E non fanno l’unanimità nemmeno le risposte che la direttrice del Datec Simonetta Sommaruga fornisce interpellata al riguardo. Le perplessità non mancano, soprattutto in seno al Ppd Locarnese, le cui considerazioni sono riassunte dalle parole del presidente Marco Calzascia.
Buona lettura!