Uno studio sulle campagne vaccinali una volta che il Covid passerà da virus pandemico a virus endemico è stato distorto
Questa è la storia dello stravolgimento di una ricerca scientifica: non un’imprecisione nel riportare i risultati, non una banale incomprensione, non un “potrebbe essere che” che diventa un “sicuramente è”. Proprio un mutamento completo di senso, tanto da mettere in dubbio la buona fede del primo che ha dato la presunta notizia e raccomandare, ai purtroppo numerosi organi di informazione che l’hanno ripresa, di fare una verifica quantomeno veloce.
Il tema è ovviamente la pandemia di coronavirus; più di preciso, quando e come cesserà l’attuale situazione di emergenza. Difficile pensare di riuscire a eliminare completamente il virus – finora ci si è riusciti solo con il vaiolo – e soprattutto impensabile di attendere l’eradicazione per tornare a una qualche forma di “normalità”.
In mezzo a questo dibattito, alcuni ricercatori statunitensi – Jennie S. Lavine, Ottar N. Bjornstad e Rustom Antia – hanno pubblicato un articolo su ‘Science’ in cui fanno alcune ipotesi per capire quando Sars-CoV-2 potrebbe diventare endemico, ovvero costantemente presente ma a livelli diciamo “bassi”. Dopotutto è quello che capita con altri coronavirus tra cui quello del raffreddore comune (da non confondere con l’influenza). Ebbene, secondo gli autori dell’articolo (‘Immunological characteristics govern the transition of COVID-19 to endemicity’) la differenza la farebbe tutta l’età del primo contatto con il virus. Il raffreddore comune lo si incontra da bambini, di solito tra i 3 e i 5 anni e praticamente tutti si ammalano entro i 15 anni. Il che significa sviluppare una risposta immunitaria in una fase in cui i danni sono contenuti e anche se poi l’immunità cala – e infatti il raffreddore ce lo si becca grosso modo ogni anno – la reinfezione non è in genere un grosso problema. Diverso il caso del Covid: essendo una malattia nuova, il sistema immunitario deve partire da zero e le conseguenze possono essere importanti, soprattutto in pazienti anziani o con malattie pregresse. L’ipotesi dei ricercatori è che Sars-CoV-2 si comporti allo stesso modo di questi altri coronavirus e quindi, se tutti lo avessimo preso da bambini, cesserebbe di essere un’emergenza per la salute pubblica ma diventerebbe, appunto, un comune raffreddore. Si tratta di un’ipotesi: verosimile, secondo gli autori dell’articolo, ma comunque non dimostrata. Perché l’articolo si sofferma su altro: quanto tempo ci vuole perché si verifichi questa transizione da virus pandemico a virus endemico e, se non innocuo, quantomeno gestibile senza misure sanitarie che limitano in maniera importante le libertà personali? “Questa transizione può durare da qualche anno a qualche decennio, a seconda di quanto velocemente il patogeno si diffonde” si legge nel testo dell’articolo.
Uno studio interessante che, come detto, si inserisce in un filone di ricerca già esplorato sulla diffusione futura di Sars-CoV-2. Così è stato ripreso da alcuni giornali statunitensi, ma alcune testate italiane hanno appunto stravolto tutto: “Allarme degli scienziati: ‘Basta distanziamento e mascherina, se non circola ne avremo per altri 20 anni’” ha titolato, con tanto di virgolettato inventato, un quotidiano. In effetti gli interventi non farmaceutici – come vengono indicate tutte quelle misure ormai familiari, dalle mascherine alla limitazione dei contatti – riducendo la diffusione del virus possono spostare in là nel tempo questa transizione, salvando però un numero importante di vite. Infatti gli autori non hanno affatto sostenuto che sia necessario o opportuno lasciar circolare il virus, anzi. Hanno scritto – e pure nell’abstract, le poche righe scritte senza eccessivi tecnicismi all’inizio dell’articolo – che “questi risultati confermano l’importanza delle misure di contenimento comportamentali durante la campagna di vaccinazione nella fase pandemica”. E ancora, nel testo: “Il distanziamento sociale e un vaccino efficace sono fondamentali per controllare e uscire da un’epidemia nuova”.
Già, il vaccino: è questo il punto centrale della ricerca, stranamente trascurato da chi ha ripreso l’articolo. L’obiettivo è capire se sarà necessario proseguire anche in futuro con campagne vaccinali come quella attuale, con tutti gli sforzi organizzativi che comportano, se basteranno iniziative più contenute come accade con l’influenza oppure se addirittura si potrà fare a meno dei vaccini, una volta che il Covid sarà diventato endemico e, grazie al fatto di esserci ammalati da bambini, diventa poco più di una seccatura stagionale. La conclusione dei ricercatori è che, pur essendoci ancora diverse variabili da chiarire, verosimilmente non sarà necessario procedere a vaccinazioni di massa una volta raggiunto il livello di endemicità: una buona notizia, se confermata, viste le attuali difficoltà nella produzione e nella distribuzione dei vaccini.
Come può una ricerca che ha per tema le future campagne vaccinali – e che attribuisce alle restrizioni il merito di aver ridotto drasticamente il numero di morti durante la fase di sviluppo dei vaccini – diventare un invito a togliere le mascherine? Una metafora può aiutarci a capirlo: la scienza è come i lampioni; c’è chi li usa per fare luce e chi, ubriaco, vi si aggrappa nel tentativo di non cadere.