Di Simonetta Caratti, laRegione, Svizzera
L’ipnosi entra sempre di più in corsia e gli ospedali romandi fanno da apripista. Al centro grandi ustionati del Chuv di Losanna, la si usa ogni giorno. Uno studio ha dimostrato che riduce il tempo di degenza in cure intensive e fa risparmiare 19mila franchi a paziente. Il nosocomio vuole ora estenderla ad altri reparti. «Se l’ipnosi fosse un farmaco sarebbe già in tutti gli ospedali, ma è un approccio e deve superare barriere culturali», dice Pierre-Yves Rodondi, medico all’Istituto universitario di medicina sociale e preventiva all’ospedale Chuv. Al medico, la direzione ha affidato il mandato di studiare come usare l’ipnosi: «Stiamo valutando in quali settori offrirla, la richiesta dentro l’ospedale non manca», spiega il responsabile del centro medicina integrativa e complementare.
All’ospedale Chuv l’ipnosi non evoca fantasmi di persone ridotte a zombie e manipolate da illusionisti in camice bianco. Niente di tutto ciò. Il pragmatismo ha vinto le paure. «Ci sono studi scientifici, purtroppo ignorati da gran parte della classe medica, che dimostrano l’efficacia dell’ipnosi nella gestione del dolore: è uno strumento da integrare nelle cure. Funziona quasi con tutti, anche con chi è scettico», spiega Rodondi.
Infatti secondo uno studio scientifico – fatto al Centro ospedaliero universitario vodese (Chuv) e pubblicato sulla rivista ‘Burns’ – l’ipnosi aiuta i pazienti con gravi ustioni a recuperare più in fretta e abbatte i costi della terapia: riduce l’ansia, il ricorso ai farmaci, la necessità di anestesie totali e la durata del ricovero di 5 giorni in media a paziente in cure intensive. Risultato: un risparmio medio di 19mila franchi. Basta curare con l’ipnosi 9 ustionati all’anno per coprire il salario di uno specialista in materia.
Cura low cost contro le ustioni
Lo studio – condotto su 23 persone gravemente ustionate sottoposte a ipnosi e un gruppo trattato in modo tradizionale – ha avuto risultati molto positivi: nel gruppo addestrato all’ipnosi dolore e ansia sono diminuiti in modo significativo; si è ridotto il numero di sedute psichiatriche e sono state tagliate le dosi di oppiacei e sedativi somministrati per affrontare interventi medici o chirurgici molto dolorosi. La guarigione delle ferite è risultata più rapida, come dimostra la diminuzione dei trapianti di pelle praticati nel gruppo ‘ipnotizzato’. «Potrebbe essere legato a un minore livello di stress, ma questa è una nostra deduzione», ci spiega Maryse Davadant. L’infermiera delle cure intensive è pioniera dell’ipnosi all’ospedale Chuv: «In media facciamo la prima seduta qualche giorno dopo il ricovero, quando il paziente non è più intubato e riesce a concentrarsi. Poi insegniamo loro a fare auto-ipnosi: è uno strumento che il paziente avrà sempre a disposizione, l’effetto analgesico dura anche dopo la terapia. Abbiamo due infermiere in terapia intensiva che fanno solo ipnosi», spiega Davadant. Le chiediamo quali sono le reazioni dei pazienti: «La proponiamo a tutti, alcuni la conoscono e sono interessati, altri sono più scettici, ma quasi tutti provano e ne sono soddisfatti». Non tutti gli ustionati sono ipnotizzabili, in particolare i pazienti anziani in stato confusionale o sotto l’effetto di farmaci.
Nel cervello agisce come la morfina
Visto che la medicina è sempre più tecnologica, diventa più difficile creare un’alleanza terapeutica che metta il paziente al centro dell’attenzione: «L’ipnosi rende la medicina più umana. Inoltre le direzioni dei nosocomi hanno capito i vantaggi dell’ipnosi: velocizza la guarigione, aumenta la soddisfazione dei pazienti, accorcia i soggiorni e fa risparmiare», dice lo psichiatra Eric Bonvin, esperto di ipnosi e professore al dipartimento di psichiatria dell’Università di Losanna.
Ci spiega che cosa succede nel cervello: «L’ipnosi attiva le aree dell’immaginazione. Tutto viene vissuto come fosse vero. L’immaginazione è una potente alleata contro la paura e quindi contro il dolore. L’ipnosi ha un effetto simile alla morfina, agisce sulle zone della percezione intima del dolore che può modulare fino a spegnere. Sono effetti di illusione: a un bambino che teme le iniezioni, disegniamo un elefante sulla pelle, gli diciamo che l’ago pungerà l’animale e il bambino giocando con questa immagine, non sentirà la puntura: l’immaginazione toglie il segnale d’allarme del dolore». Studiando l’attenzione, si capisce la potenzialità dell’ipnosi: «Spostando la focalizzazione si dimentica il dolore. Come il ferito di un incidente che aiuta gli altri, senza sentire il proprio dolore», precisa.
«Più ho dolore, più salgono ansia e paura, che a loro volta, potenziano il dolore. Un circolo vizioso che i medicamenti non riescono a spezzare, mentre l’ipnosi è una buona soluzione», conclude Bonvin che è anche direttore dell’ospedale del Vallese a Sion : «Stiamo introducendo l’ipnosi».
La prova che l'ipnosi avrà sempre più un ruolo centrale in ambito terapeutico sta dentro l'Istituto romando d'ipnosi che ogni anno forma una quarantina di nuovi esperti: medici, psicologi, dentisti, infermieri, levatrici. Specialisti in grado di praticare nell'ambito di una formazione complementare riconosciuta dalla Federazione dei medici svizzeri (Fmh).