EDUCAZIONE

Andare oltre la scuola dell’obbligo

Un diploma post-obbligatorio per chi non è nato qui, non è (ancora) scontato

L’apprendistato: il fiore all’occhiello del sistema scolastico svizzero
(Pixabay.com)

Nel 2015 la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione – l’istituzione che coordina la politica educativa nazionale – ha fissato come un obiettivo prioritario il fatto che il 95% dei venticinquenni scolarizzati in Svizzera riesca a entrare in possesso di un diploma riconosciuto di formazione post-obbligatoria. Le implicazioni di questa scelta strategica sono chiare: la sola scolarità obbligatoria non è più ritenuta sufficiente a una completa integrazione dell’individuo nel tessuto sociale ed economico elvetico.

L’apprendistato come chiave per la riuscita

Lo sforzo maggiore per il conseguimento di questo risultato ricade inevitabilmente su un settore che è internazionalmente ritenuto una delle punte di diamante del sistema educativo svizzero: quello della formazione professionale, e in particolare di quella duale che prevede l’alternanza tra lavoro in azienda e frequenza scolastica. È infatti poco probabile, sebbene non impossibile, che i ragazzi più a rischio di dispersione scolastica possano venire assorbiti dal settore medio-superiore (licei e Scuola cantonale di commercio), la cui frequenza presuppone un investimento formativo di più lunga durata, che quasi inevitabilmente si estende oltre il conseguimento del diploma.

Un obiettivo raggiungibile

Il Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport (Decs), coerentemente con quanto avvenuto negli altri cantoni, non a caso ha adottato importanti misure per favorire l’integrazione dei giovani nella formazione professionale: tra le più recenti possiamo ricordare in proposito i progetti "`Più duale" – finalizzato a incrementare e diversificare le opportunità di formazione professionale dei giovani – e "Obiettivo 95%" che prevede un accompagnamento individuale per i giovani residenti fino al conseguimento dei 18 anni di età.


UST (2021)
Percentuale di venticinquenni in possesso di un diploma post-obbligatorio nel 2016 e nel 2019

Come si evince dal grafico, i dati rilevati dall’Ufficio federale di statistica evidenziano – sia a livello nazionale, sia a livello cantonale – come gli obiettivi prefissati non siano lontani dall’essere raggiunti: nel 2019 (l’ultimo rilevamento temporale disponibile), la proporzione globale di venticinquenni in possesso di un diploma post-obbligatorio è giunta ad attestarsi attorno al 90%.

Si constatano però delle differenze legate alla nazionalità e al luogo di nascita. Il 94% dei venticinquenni svizzeri e il 93% dei ticinesi nati in Svizzera risultava aver conseguito un diploma post-obbligatorio, così come l’87% degli stranieri nati in Svizzera e l’88% di quelli nati in Ticino. Per quanto riguarda gli stranieri nati all’estero, a livello nazionale la proporzione di diplomati si attestava al 77%, mentre quella cantonale all’80%.

Nell’ottica di una riflessione finalizzata all’accrescimento delle prospettive formative dei giovani, questi dati vanno considerati con attenzione e onestà intellettuale.

Le differenze tra svizzeri e stranieri

Le differenze tra svizzeri e stranieri nati in Svizzera – comunque poco rilevanti tanto a livello nazionale, quanto a livello cantonale – secondo il parere di numerosi addetti ai lavori sono da ricondursi, almeno parzialmente, alla migliore rete di contatti che una persona autoctona può avere con le aziende formatrici.

Appaiono invece più rilevanti e meritevoli di approfondimento le differenze tra gli stranieri nati all’estero e gli altri due gruppi.

Innanzitutto una proporzione tra il 77% e l’80% di stranieri giunti dall’estero diplomati nel post-obbligatorio non è affatto modesta; per quanto paragoni di questo genere siano sempre difficili, si può affermare che essa si avvicina alla proporzione della popolazione globale di altri paesi europei. Tenendo conto che una parte di questi giovani è arrivata in età adolescenziale da paesi con sistemi educativi deficitari, essa, al contrario, testimonia le potenzialità inclusive della formazione professionale svizzera, così come la capacità della maggior parte degli esseri umani di integrarsi in nuovi contesti.

In proposito è interessante l’evoluzione avvenuta nel nostro cantone: dal 2016 al 2019 la proporzione di diplomati venticinquenni stranieri nati all’estero è cresciuta dell’8%, ponendosi al di sopra della media nazionale, che, nel triennio è invece rimasta sostanzialmente stabile. Probabilmente questo fenomeno è da ricondursi a una serie di misure molto precoci di sostegno e di orientamento ai ragazzi più a rischio di esclusione dalla formazione post-obbligatoria, che, sebbene non specificamente indirizzate agli stranieri, hanno avuto in questi ultimi i principali beneficiari.

Lacune da colmare

La differenza rispetto agli altri due gruppi permane tuttavia rilevante. Ciò è sicuramente da ricondursi anche al fatto che le certificazioni rilasciate dal settore della formazione professionale sono estremamente rigorose e presuppongono una scolarizzazione di base di buon livello per essere conseguite. Le esperienze vissute nell’ambito del Pre-tirocinio di integrazione – una misura a supporto di giovani arrivati in Ticino dopo l’età scolare – hanno evidenziato, in proposito, come sia veramente difficile per alcuni ragazzi, pur dotati nella pratica professionale, recuperare le lacune derivanti dall’essere cresciuti in paesi dove era loro impossibile seguire regolarmente – o anche solo irregolarmente – la scuola dell’obbligo.

Per ridurre ulteriormente queste disuguaglianze – e quindi perseguire l’interesse generale di consentire al maggior numero di giovani possibile di diplomarsi e di divenire attori pienamente integrati del tessuto socioeconomico – occorre probabilmente superare la concezione secondo cui chi intraprende una scolarità post-obbligatoria in Svizzera debba già essere in partenza pienamente in possesso degli strumenti linguistici e culturali adeguati. La limitazione dell’azione inclusiva dei ragazzi stranieri alla sola scuola obbligatoria appare, infatti, anacronistica, perché quest’ultima, anche per i giovani svizzeri, è ormai unicamente una tappa intermedia del loro percorso di crescita.

In collaborazione con il Dfa, Dipartimento Formazione Apprendimento