Un articolo di Alain Elkann su Repubblica, dal sapore classista, scatena l'ironia degli utenti della Rete
Metti che il padre dell'editore di un quotidiano storico italiano, in questo caso Repubblica, se ne esca con un articolo nella sezione Cultura in cui racconta un'esperienza di viaggio in treno (non verso mete esotiche ma in direzione della più urbana Foggia), indossando "un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera" e ostentando la lettura di quotidiani e di opere di Proust accompagnate da alcuni appunti presi con una stilografica su un taccuino. E che in questo articolo si lasci andare a commenti sull'onda del "Signora mia dove andremo a finire", nei confronti di un gruppo di giovani passeggeri colpevoli di vestire come, appunto, giovani e di fare discorsi da giovani, su come "trovare delle ragazze". Ciò che, come espressamente fatto notare, gli ha "dato fastidio", tanto da accostare i suddetti giovani ai "lanzichenecchi" autori del Sacco di Roma di cinquecentesca memoria.
Un capolavoro di puro classismo, da cui anche lo stesso Comitato di redazione di Repubblica si è ampiamente dissociato. E che, inevitabilmente, oltre alle critiche ha generato un'ondata di sana ironia e parodie varie. Come quelle in cui la stessa vicenda viene raccontata da un punto di vista, fittizio, dei "lanzichenecchi", che a loro volta commentano la stranezza di un anziano signore in giacca e cravatta con 50 gradi fuori che interviene nei loro discorsi dicendo una serie di cose "cringe", imbarazzanti.
O quello in cui "l'anziano signore", nella smania di osservare cosa fanno i giovani, non si accorge di avere il libro al contrario. Fino agli immancabili "meme", in cui a "i giovani sul treno per Foggia" è accostato un dipinto dei lanzichenecchi (quelli veri) e la didascalia "Alain Elkann" accompagna invece il ritratto di un anziano cardinale assorto nei suoi studi.