Incrociando lo sguardo con un'altra persona, l'attenzione è sollecitata e il tempo sembra più breve di quello che è. Accade il contrario con oggetti 'non sociali'
Quando incrociamo lo sguardo con un'altra persona, la nostra attenzione è sollecitata e il tempo sembra più breve di quello che è in realtà. Questa sottostima del tempo non si verifica invece se il nostro sguardo cattura un oggetto non sociale. Lo ha appurato una ricerca dell'Università di Ginevra (Unige), secondo la quale la nostra capacità di valutare il tempo è perturbata dalla carica emotiva. Il contatto visivo non ha però un impatto preferenziale sul sistema emozionale ma sul sistema attenzionale, che ci distrae dalla nostra abilità nel valutare il trascorrere del tempo.
Per lo studio, 22 partecipanti hanno visto circa 300 volti che creavano interazioni attraverso lo sguardo: sia con occhi che stabilivano un contatto visivo diretto, sia con sguardi che non si incrociavano mai. Si è così scoperto che solo quando gli sguardi si incrociano i partecipanti all'esperimento hanno sottostimato sistematicamente la durata di questi contatti visivi. Per verificare i risultati, i ricercatori dell'Unige hanno effettuato lo stesso esperimento con altri partecipanti e usando oggetti non sociali che eseguivano gli stessi movimenti degli sguardi: non è stata osservata alcuna distorsione della percezione del tempo. E lo stesso è avvenuto quando un volto era statico.
Questo lavoro, pubblicato sulla rivista Cognition, dovrebbe consentire di valutare e quindi intervenire più precisamente sui processi attenzionali o emozionali in pazienti che soffrono di disturbi dell'elaborazione degli stimoli sociali, come chi è affetto da autismo, schizofrenia o ansia sociale, spiega Nicolas Burra, ricercatore della facoltà di psicologia e scienze dell'educazione dell'Unige e primo autore dello studio.