TEST DRIVE

Porsche 718 Spyder, sensazioni a fior di pelle

Essenziale nella “veste” ma speciale nella meccanica, offre magia e purezza della sportività totale

La Spyder celebra l’essenza della guida sportiva: offre telaio rigido e diretto, capote minimalista e tutta la magia del boxer sei cilindri di 4.0 litri con cambio manuale.
5 agosto 2020
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Chi si lascia sedurre dalla Spyder non lo fa certo – o quanto meno non soltanto – per disporre del sei cilindri boxer aspirato con la massima potenza su questo telaio compatto; giacché questa roadster a due posti, ispirata alla massima autenticità ed essenzialità di contenuto, porta in dote numerose altre suggestioni che contribuiscono a costruire un pacchetto di esperienze piuttosto unico. A cominciare dalla stessa capote in tela, priva di ogni movimentazione automatizzata né tanto meno di motori elettrici a parte lo sblocco iniziale, e che per essere aperta oppure richiusa chiede una sequenza precisa di operazioni da svolgersi al di fuori dell’auto, con calma e precisione. Noia? No, fascino: il tempo “perso” fa gustare l’essenzialità di questa soluzione tecnica minimalista, mentre la necessaria programmazione per la sosta impone una certa attenzione alle previsioni del tempo, inclusi gli eventuali sviluppi specie a carattere temporalesco. Del resto, c’è pure il cambio strettamente manuale ad entrare in questo gioco sottile tra sapore di tradizione ed evocazione di gestualità e ritmi senza tempo, che sanno toccare le radici della pura passione.

Se si accetta con slancio tutto questo, la 718 Spyder contraccambia sfoderando un carattere di razza pura, con telaio che nonostante l’architettura aperta, senza il rinforzo del tetto, riesce ugualmente a mettere in campo una rigidità proverbiale che lascia intatte precisione, immediatezza nei cambi di direzione ed una velocità in curva che sinceramente impressiona per il potenziale velocistico.

L’assetto, naturalmente, è rigido ed assorbe appena a sufficienza le asperità; in compenso, assicurando sempre un saldo contatto tra ruote e fondo stradale, con giusto il filtraggio indispensabile per poter avvertire con chiarezza ogni sollecitazione dell’auto. Col contributo attivo dei sedili sportivi, anch’essi senz’altro rigidi e leggermente costrittivi nella postura piuttosto obbligata. È vero che l’anima confortevole non è certo di casa, qui, dato che la vettura è dichiaratamente finalizzata al guida sportiva, tecnica, intensa: tutto il resto passa in secondo piano. Ma tra le curve si danza con entusiasmo, si gode di una sterzata tanto sensibile, diretta, dosabile da far desiderare un comando così su qualsiasi altra automobile, mentre si calibrano le traiettorie al millimetro, letteralmente, grazie alle qualità delle sospensioni con collegamento diretto alla scocca tramite giunti sferici senza elementi ammortizzanti.

Il volante è compatto e verticale, quasi un mirino nella posizione sportiva e leggermente allungata che viene più naturale assumere, mentre la cortissima leva del cambio manuale si trova proprio lì a portata di polso, rialzata quanto serve per poter passare dalla corona all’impugnatura in un attimo. Permettendo passaggi di marcia secchi, appena duri ma rapidissimi, giocando di fino con lo stacco frizione e lasciandosi sedurre dalla sfida con l’elettronica di bordo per vedere chi effettua la doppietta migliore: la versione automatizzata è eccellente nonché attivabile con un tasto, ma eseguirla manualmente su questa pedaliera “pro”, con largo acceleratore incernierato a pavimento, è troppo invitante. In questo contesto speciale il motore lo mettiamo in definitiva per ultimo, anche se costituisce un pezzo d’autore ed è in grado, da solo, di generare gran parte dell’emozione: ma non sarebbe così intensa, quasi totale, se non avesse tutt’attorno così tanti richiami all’essenzialità dell’auto sportiva a cielo aperto.

Il quattro litri aspirato offre naturalmente tutta la sonorità profonda, quasi rauca a basso regime, che ci si attende da questa architettura sei cilindri boxer, per poi cambiare progressivamente di tono abbracciando le frequenze più alte e metalliche; perfettamente udibili anche grazie – solo in questo caso – all’isolamento acustico minimo. La reattività alla pressione del gas è istantanea e si combina al meglio con il peso contenuto della vettura per sfoderare variazioni brucianti dell’andatura, con i 420 cv sempre pienamente avvertibili, letteralmente vibranti dietro la schiena. Ma anche a passeggio, basta una bella scalata per ritemprare tutto lo spirito Porsche che anima questa Spyder esclusiva.

Scheda Tecnica

ModelloPorsche 718
VersioneSpyder
Motore6 cilindri boxer, benzina, 4.0 litri
Potenza, coppia420 cv, 420 Nm
TrazionePosteriore
CambioManuale 6 rapporti
Massa a vuoto1’420 kg
0-100 km/h     4,4 secondi
Velocità massima301 km/h
Consumo medio10,9 l/100 km (omologato)
 Prezzo 127’200 Chf