Paradossi della società liquida: a fronte di chi vede aumentare costantemente il proprio patrimonio, c’è un esercito di persone che fatica a tirare avanti
Nella cosiddetta società liquida in cui ci tocca vivere può succedere che un mago delle criptovalute rubi lo scettro di più ricco del reame a un fabbricante di dolciumi. Lo certifica Bilanz, nell’annuale classifica dei titolari delle 300 fortune più consistenti della Svizzera. Ebbene, se a livello nazionale, con circa 38 miliardi di franchi, primeggia il francese residente a Ginevra Alain Wertheimer, proprietario del marchio Chanel, in Ticino il numero uno dei paperoni è il torinese Giancarlo Devasini, fondatore di Tether, che a sua volta ha creato l’Usdt, ovvero una versione digitale del dollaro. Devasini, con il suo amministratore delegato Paolo Ardoino, ha convinto il Municipio di Lugano a puntare sulle criptovalute. La sua fortuna, stimata da Bilanz tra i 7 e gli 8 miliardi di franchi, è superiore di circa un miliardo a quella della famiglia Perfetti, tra i maggiori produttori al mondo di chewing gum e caramelle. Quella che da anni era la famiglia più ricca del Ticino. Ecco, dunque, che anche i dolciumi amati dai bambini e detestati dai dentisti e dai pediatri devono arretrare di fronte ai soldi virtuali. Valute digitali a loro volta oggetto di pesanti critiche da parte di molti economisti e gestori patrimoniali. Sarà un caso, ma una sorta di demonizzazione delle caramelle è arrivata pure da Donald Trump in persona quando, durante un comizio della sua campagna elettorale, ha esibito una confezione di Tic Tac della Ferrero quale esempio dell’andamento dell’inflazione.
Ma torniamo adesso alla classifica di Bilanz secondo cui, rispetto al 2023, i 300 più ricchi della Svizzera hanno visto aumentare la loro fortuna del 4,8%, arrivando a 833,5 miliardi di franchi: a un soffio, cioè a 50 miliardi in meno, dal valore del Prodotto interno lordo del nostro Paese. Che, volendo azzardare un’ipotesi fantasiosa, se lo potrebbero a questo punto pure comprare. I nomi dei super-ricchi, a parte quelli già citati, sono più o meno sempre i soliti. Troviamo Gianluigi Aponte della compagnia di navigazione Msc, le famiglie Hoffmann e Oeri dell’industria farmaceutica Hoffmann La Roche, il patron di Alinghi e a sua volta imprenditore farmaceutico Ernesto Bertarelli, Roger Federer ormai vicino al miliardo, ma anche lo scrittore di bestseller Joël Dicker, con una cinquantina di milioni. In molti commenti troviamo l’affermazione secondo cui i ricchi sono sempre più ricchi. Tanti sì, ma non i figli di Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea che ha guidato la classifica di Bilanz per parecchi anni. Kamprad alla sua morte ha dato buona parte della sua fortuna in beneficenza, affidando agli eredi il compito di amministrare diverse fondazioni. Una decisione che segue l’esempio di altri multimiliardari quali Bill Gates, Warren Buffett e Hansjörg Wyss, firmatari della campagna The Giving Pledge, il cui obiettivo è quello di spronare chi ha messo insieme enormi patrimoni a donarne almeno la metà. Anche perché, a fronte di chi vede aumentare costantemente la propria ricchezza, c’è un esercito di persone che fatica a tirare avanti. Ma quei 300 che affollano la classifica di Bilanz sembrano non accorgersene. La loro filosofia sembra la stessa che evidenziò Giorgio Bocca nel saggio ‘Miracolo all’italiana’, scrivendo dell’arricchimento dei fabbricanti di calzature di Vigevano: “Fare soldi, per fare soldi, per fare soldi”.