Dal flop di ‘CryptoNassa’ alla volata dopo la vittoria di Trump alle presidenziali Usa: l'unica certezza è per ora la volatilità
Vado a tagliarmi i capelli e al momento di pagare noto accanto alla cassa una carrellata di possibilità di non farlo in contanti. Da PostFinance a Twint. Ma non vedo nessuna delle criptovalute su cui punta la Città di Lugano: chiedo dunque spiegazioni al parrucchiere. “Quelle sono fregature”, la sua risposta senza appello. Un altro giro di giostra mi porta a bere un caffè al bar dell’angolo dove, invece, sul bancone un cartello informa che si accettano Bitcoin, Lvga e Tether. Ma c’è chi le utilizza per pagare le consumazioni? “Ci sono dei clienti che lo fanno regolarmente”, spiega la barista. In una gioielleria, per contro, pur senza darmi risposte tranchant come quella del parrucchiere, dicono che non le accettano. Se la cavano affermando che “è ancora troppo presto”. In perfetta linea, se vogliamo, con il flop della ‘CryptoNassa’ che ha sancito – come scritto di recente su laRegione – il rifiuto della via luganese del lusso di diventare la prima del genere al mondo.
Michele Foletti, però, non si perde d’animo e va avanti con il progetto di fare di Lugano una delle capitali della finanza digitale. “Un ponte tra la vecchia finanza e la nuova finanza”, il Leitmotiv del sindaco. Che ci sia un maggiore interesse lo confermano molti addetti ai lavori, nonostante la notevole volatilità delle criptovalute. Proprio ciò che contribuisce a frenare gli investimenti degli operatori tradizionali. È vero che poco prima della metà di novembre il Bitcoin ha superato gli 80mila dollari, ma è altrettanto vero che la sua storia ricorda il percorso delle montagne russe. A settembre, ad esempio, si scambiava poco sopra i 56mila dollari. La vittoria di Trump alle presidenziali Usa ha sicuramente contribuito a tirare la volata al Bitcoin, grazie anche alla presenza al suo fianco di quel ribaldo di Elon Musk, con cui The Donald condivide l’obiettivo di fare degli Stati Uniti “la criptocapitale del pianeta e la superpotenza Bitcoin del mondo”.
Va ricordato, peraltro, che non molto distante dal confine statunitense, in Centroamerica, esiste già una nazione convertita al Bitcoin in combinazione con il dollaro, al punto da averne fatto la propria valuta nazionale. Parliamo di El Salvador, il cui presidente, il 43enne Nayib Bukele, noto anche per la sua guerra spietata a Mara Salvatrucha e alle altre narcogang che per anni hanno insanguinato la vita salvadoregna, è convinto che la moneta digitale “migliorerà la vita e il futuro di milioni di persone”. Vicino a Trump, con il quale è stato uno dei primi a congratularsi per la sua rielezione, Bukele è popolare nel suo Paese per averne ridotto, drasticamente, il tasso di criminalità, meno per il suo progetto con il Bitcoin. “C’è un vistoso divario tra le promesse e la realtà”, il risultato di un reportage della giornalista Katarina Hall, inviata nel Paese centroamericano dal mensile statunitense Reason. Benché il Bitcoin sia stato introdotto nel 2021, in base ai dati raccolti dalla reporter, il 92% della popolazione non lo utilizza. Perché “non capiscono come funzioni né hanno interesse di imparare a impiegarlo”. Per il momento la visione monetaria di Bukele si scontra con l’atteggiamento più terra terra del suo popolo. Il mondo, insomma, è pieno di parrucchieri poco inclini alle rivoluzioni.