Con Marco Chiesa il partito potrebbe agguantare lo storico (e cercato) traguardo di guidare una delle più grandi città svizzere. Occhio a sfide e coerenza
L’abbiamo definito “percorso a tappe”, all’indomani delle elezioni comunali che non lo hanno visto – nel rispetto degli accordi presi – diventare sindaco di Lugano. A sei mesi dall’appuntamento elettorale, possiamo aggiungere che quella di Marco Chiesa sarà anche una corsa a ostacoli. Da capodicastero Finanze sono diverse le sfide da affrontare. E nel 2028 i giochi si faranno anche per come avrà dimostrato di saperle gestire.
Sfide, che iniziano a fare capolino. È già da qualche tempo, in Consiglio comunale come nelle interviste, che alcuni municipali si lasciano sfuggire che ci aspetta un periodo di ‘lacrime e sangue’. Spoiler del Preventivo 2025 e del Piano finanziario 2024-28, verosimilmente. Inoltre, sebbene sia quasi un decennio che a un Preventivo in rosso segue puntualmente un Consuntivo in nero, lo spettro della crisi del 2013 viene evocato più o meno esplicitamente con sempre maggior frequenza. Non è solo la gestione corrente a preoccupare, ma anche l’entità di un debito pubblico che si avvicina al miliardo di franchi ed è in crescita. E poi, non è un mistero: l’aumento del moltiplicatore d’imposta, per far fronte in particolare allo sforzo per la costruzione del Polo sportivo e degli eventi (Pse), è quasi inevitabile.
Proprio il Pse ha contribuito a (ri)tematizzare quella che sarà forse la sfida più grande: riuscire a introdurre dei meccanismi di partecipazione finanziaria dei Comuni degli agglomerati urbani ai grandi progetti dei poli. Il Ticino è uno dei pochissimi cantoni a non avere delle norme che regolino i cosiddetti contributi di centralità e l’esigenza è conclamata. Si tratta di trovare il consenso e le modalità. Le discussioni si preannunciano difficili, ma imprescindibili: che ci siano opere, servizi ed eventi culturali, sportivi e ricreativi con una portata molto maggiore rispetto al perimetro comunale è un dato di fatto. Per i Comuni delle cinture urbane, diventati negli anni spesso più ricchi dei centri stessi anche grazie alla vicinanza con questi, si tratta di fare un esercizio di onestà intellettuale ammettendolo e impegnandosi a trovare un compromesso che permetta agli agglomerati nell’insieme di non perdere il treno dello sviluppo.
Degli alleati Lugano potrebbe trovarli nelle altre Città, soprattutto Mendrisio che ha già manifestato esigenze simili. Ma la partita più grossa si giocherà con i Comuni della cintura urbana. Ed è qui che dovranno emergere le abilità politiche del municipale che, nell’intervista a pagina 11, precisa che la Città non ha nessuna volontà di prevaricare o di arrogarsi dei diritti. Un approccio necessariamente morbido, e inedito. Nel 2021, quando era ancora presidente nazionale dell’Udc, Chiesa – come altri tenori del partito – ha accusato i grandi centri urbani di attuare politiche “parassitarie” approfittando dei pagamenti provenienti dalle campagne. Un attacco politico, contro i Municipi a maggioranza rossoverde che da Ginevra a San Gallo governano le principali città.
Eleggere un proprio rappresentante a sindaco di una delle dieci maggiori città svizzere per l’Udc non è un’utopia, considerato il contesto politico luganese. E potrebbe rappresentare la svolta che da lungo tempo il partito cerca per fare breccia anche nei centri. A Chiesa l’impegnativo compito di cercare – nell’interesse comune – un dialogo costruttivo con le campagne ‘paganti’ nelle vesti di rappresentante della città ‘ricevente’, distanziandosi dalle dichiarazioni divisive del passato.