laR+ IL COMMENTO

I magri (e lauti) risultati di un’iniziativa edulcorata

I dirigenti di aziende di alto livello continuano a incassare stipendi stellari, in barba a quanto deciso da popolo e cantoni undici anni fa

In sintesi:
  • L'anno scorso il Ceo di Novartis, ha guadagnato 16,2 milioni di franchi, quasi il doppio rispetto al 2022
  • Sergio Ermotti guadagna 267 volte di più del suo dipendente meno pagato
Nel 2023 Sergio Ermotti ha guadagnato 14,4 milioni
(Keystone)
27 agosto 2024
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Talvolta vien da chiedersi se c’è qualcuno che comandi in questo Paese. Basta guardare al Ticino, all’incapacità di porre fine alla diatriba nel pianeta giustizia, e la risposta finisce per essere: non comanda nessuno. O, per meglio dire, si defilano tutti. Con il risultato che, su tante questioni, si finisce per tirare tardi e prendere decisioni tentennanti.

La riflessione sorge dopo aver avuto l’ennesima conferma che, in barba all’iniziativa Minder, plebiscitata da popolo e cantoni il 3 marzo del 2013, quindi oltre undici anni fa, i dirigenti di aziende di alto livello continuano a incassare stipendi stellari. Talvolta anche scollegati dai risultati, se pensiamo ai “bonus opachi” attribuitisi da un pugno di manager di Credit Suisse, quando già la banca navigava in cattive acque. Nel 2009, quindi in piena crisi finanziaria, l’allora Ceo Brady Dougan si intascò 90 e rotti milioni di franchi. Un vero e proprio “giga-bonus”, per riprendere la definizione utilizzata all’epoca dal Blick. Un caso limite, se vogliamo. Però, quando apprendiamo che nel 2023 Vasant Narasimhan, Ceo di Novartis, ha guadagnato 16,2 milioni di franchi, quasi il doppio rispetto al 2022, vien da chiedersi se il buonsenso non stia, ancora una volta, da un’altra parte. Poi, guardando ai risultati della multinazionale farmaceutica, che lo scorso anno ha aumentato il fatturato dell’8%, quantomeno si può affermare che, fin quando il sistema non cambierà radicalmente, Vasant Narasimhan li ha incassati legittimamente tutti quei soldi. Dopo di lui il top manager più pagato in Svizzera, nel 2023, risulta il Ceo di Ubs Sergio Ermotti, con 14,4 milioni di franchi. Ovvero, come fa notare Unia, 84mila franchi al giorno, cioè più di quanto guadagni, all’anno, lo svizzero medio. A Ermotti e a Ubs riconosciamo il salvataggio di Credit Suisse dal fallimento, sia pure a un prezzo da liquidazione. Una vicenda della quale mancano ancora troppi elementi perché possa venire consegnata agli storici nella sua interezza.

Resta il fatto che, stando al 70% di coloro che nel 2013 hanno approvato l’iniziativa del consigliere agli Stati di Sciaffusa Thomas Minder, iniziativa che mirava a impedire che i vertici delle grandi aziende svizzere si attribuissero retribuzioni stratosferiche, si può affermare che il sistema non è ancora cambiato. All’indomani del voto Minder, oggi non più in parlamento, aveva dichiarato che “adesso comincia una nuova battaglia: quella dell’attuazione nella legge di questo articolo costituzionale”. Il che sarebbe dovuto avvenire già nel 2014. Il Consiglio federale, tuttavia, che si era opposto all’iniziativa temendo che potesse mettere in difficoltà la competitività elvetica, la mise in pratica con un’ordinanza che la edulcorò, come ritengono parecchi addetti ai lavori, tra cui l’economista Sergio Rossi. Con la conseguenza che molti manager hanno continuato a percepire stipendi stravaganti, non sempre in linea con i risultati delle aziende che guidavano. Così che, ancora oggi, Sergio Ermotti guadagna 267 volte di più del suo dipendente meno pagato.

Insomma, dall’iniziativa Minder ci si attendeva di più ma, alla fine, condizionato da interessi e pressioni contrastanti, chi doveva decidere ha optato per una scelta che finisce per lasciare le cose sostanzialmente come stavano.

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