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Ipct, settore pubblico e privato: la corda è quasi spezzata

La vittoria del sì per un migliaio di schede dimostra che esiste una quasi maggioranza silenziosa, non solo la chiassosa piazza e i cortei

In sintesi:
  • Sarà interessante misurare la passione di ErreDiPi nel difendere le rendite del settore privato con la revisione della Lpp
  • A favore di queste misure c’erano tutto il Gran Consiglio tranne Lega e Udc e tutti i sindacati. Magro bottino, però. Prendere nota
La temperatura sta salendo
(Ti-Press)
10 giugno 2024
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Avrà pur vinto il compromesso sindacale, sulle misure di compensazione per le rendite degli affiliati dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino. Ma il migliaio di schede con cui la votazione è stata decisa mostra in tutta franchezza che il Paese è spaccato in due e, davanti al baccano e agli striscioni da perenne 1° Maggio che negli ultimi mesi hanno sfilato in corteo, mostra pure come ci sia una quasi maggioranza silenziosa che a fronte di questa strumentale contrapposizione tra dipendenti pubblici e privati ha chiaramente fatto capire come la pensa. Con buona pace di quello che sarà il risanamento vero e proprio dell’Ipct. Ha vinto il compromesso sindacale portato avanti soprattutto dal Sit di Mattia Bosco, che ha visto come premio l’estromissione dal Consiglio d’amministrazione dell’Ipct dopo l’entrata in massa e con gli scarponi di ErreDiPi. Si consoli, Winston Churchill fu defenestrato da Downing Street dopo aver vinto la Seconda guerra mondiale: è la democrazia, e a volte funziona così.

Ma anche questo fatto testimonia come la temperatura sia incandescente e il futuro pieno di incognite. Un futuro che sarà un po’ meno fosco solo se si normalizzerà il dibattito e se tutti – tutti davvero – capiranno che i capicurva è bene si prendano un turno di riposo.

Se queste misure di compensazione sono passate sicuramente ErreDiPi ha di che essere soddisfatta. Ma il prezzo di questa vittoria è stata un’esasperazione dei toni e una contrapposizione, se non voluta almeno provocata, tra pubblico e privato che non fa bene a nessuno. I dipendenti pubblici non sono una categoria di privilegiati: offrono servizi di cui beneficia tutta la comunità, e più questi servizi sono efficienti meglio è. Giusto, quindi, garantire delle rendite adeguate. Ma l’assicurazione di Enrico Quaresmini, portavoce di ErreDiPi, sulla loro discesa in strada in grandi e festosi cortei quando a dover essere difesa sarà la revisione della Lpp – che quindi riguarderà tutti, non una categoria sola – è da prendere sul serio e appuntare nelle agende. Perché ha ragione chi protesta per difendere i propri diritti, ma i diritti nel settore privato non hanno il piano B del passaggio dal contribuente. E di questo bisogna tenere conto: la coesione sociale non è un’esclusiva della difesa del settore pubblico, ma anche delle 160mila persone residenti in Ticino che lavorano nel privato.

La corda è quasi spezzata. Alla presentazione del comitato favorevole abbiamo visto seduti allo stesso tavolo con molto gaudio Alessandro Speziali, Fiorenzo Dadò, Fabrizio Sirica e Samantha Bourgoin. Fondamentalmente, tutto il Gran Consiglio a eccezione di Lega, Udc e qualche sparuto boschetto, e tutte le sigle sindacali unite. Il risultato? Una maggioranza di mille schede. La riflessione dovrà senza dubbio farla un Consiglio di Stato che non può limitarsi al refrain che non esistono mai alternative a quanto proposto. Ma dovrà farla anche una politica che dovrebbe cominciare a essere davvero propositiva e coraggiosa, invece che inseguire i voti del ramo su cui è seduta.

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