laR+ IL COMMENTO

‘Solo gli svizzeri…’

Per il romanziere Gary ‘il patriottismo è l’amore per i nostri, il nazionalismo è l’odio per gli altri’. L’ago della bilancia ideologica pende per la seconda

In sintesi:
  • Una sorta di sport agonistico ben rodato nel quale c’è sempre qualcuno che sta là fuori a cui dare la colpa
  • In questa competizione nello smascherare i corpi spuri, il primo partito del Paese non ha rivali
(Keystone)

Nel profluvio di messaggi rivolti ai cittadini, anche in questa tornata di elezioni federali non manca una buona dose di vieti moccoli anti-stranieri, snocciolati da chi sa che la strategia è pagante: si titilla l’elettore intonando la canzone ghigliottina di fine estate in cui alla verecondia dei ‘nostri’ si contrappongono la corruzione e i vizi degli ‘altri’. Una sorta di sport agonistico ben rodato nel quale c’è sempre qualcuno che sta là fuori a cui dare la colpa. In questa competizione nello smascherare i corpi spuri, il primo partito del Paese non ha rivali. “Caro Cassis, solo gli svizzeri fanno la Svizzera”, proclama uno degli slogan dell’Udc. Marco Chiesa leader (senza glutine) dell’Udc, non ha certamente il piglio di un tribuno. Christoph Blocher è fuori portata, ma il presidente ticinese e i suoi sodali si danno indubbiamente da fare. “No all’Ue, no alla Nato, sì alla neutralità”: al menu fisso della destra radicale, si aggiungono le pappardelle contro “la follia di genere” o “l’isteria ambientalista”.

Tutto cucinato con una certa abilità, tutto lecito in democrazia. Anche le distorsioni. Come quella che vorrebbe che la Svizzera sia fiorita in una dinamica propria, per autogenesi. Come se le gallerie del San Gottardo non fossero opera di migliaia di lavoratori italiani (“Tschinggen” su cui venivano riversate secchiate di odio razzista), come se non fossero morti lì in centinaia, scavando sotto il massiccio alpino o travolti dalla valanga nel cantiere della diga di Mattmark. Come se i quasi due milioni di stranieri residenti in Svizzera fossero solo zavorra. Quanto ai “valori svizzeri al 100%” basterebbe una scorsa alla Costituzione per leggere parole come “spirito di solidarietà e di apertura al mondo” o principi etici cristallini secondo cui “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. La Storia poi potrebbe essere d’insegnamento per capire che la neutralità non solo è piena di ombre (dal lucro con il Terzo Reich a quello con satrapi e oligarchi) ma che non fu per nulla la libera scelta di un popolo sovrano. Al contrario, fu imposta al termine delle guerre napoleoniche a un Paese del tutto recalcitrante. Certo, le locandine e i poster elettorali non rispecchiano mai filologicamente la realtà, ci mancherebbe. Ma le tracimazioni sono gravide di insidie.

(...) Diversi anni fa ci imbattemmo in un’opinata situazione: mentre intervistavamo a casa sua nel Mississippi un leader dichiaratamente neonazista (Richard Barrett) questi ci mostrò con fierezza il salvaschermo del suo Pc: era il celebre manifesto Udc che raffigurava la pecora nera cacciata a calci da quelle bianche. Negli anni successivi le spremute propagandistiche anti-stranieri si sono arricchite: infingardi ratti che mangiano il nostro formaggio, viscidi vermi che attaccano, penetrandola, la mela elvetica. Manco la destra più estrema in Europa aveva mai osato tanto. Marketing vincente, anche se indubbiamente diverse altre dinamiche e ragioni reali sono alla base del successo del primo partito svizzero. Il romanziere Romain Gary scriveva che “il patriottismo è l’amore per i nostri, il nazionalismo è l’odio per gli altri”. Il distinguo è netto. L’ago della bilancia ideologica in questo caso pende vistosamente per la seconda delle definizioni.