‘Ma sono fuori di testa’. Potrebbero aver reagito così, i cittadini che hanno ricevuto la raccomandata dal Municipio di Lugano, lo scorso mese di agosto. Dopo averla ritirata, aprendola, hanno scoperto che lo Stato chiede loro dei soldi per lavori dei quali non si ricordano nemmeno più. I proprietari delle abitazioni cercano di capire, si rivolgono agli uffici dell’amministrazione, ma faticano a recuperare la documentazione che li riguarda. Una situazione spiacevole capitata a diverse persone, tra le oltre 22’800 toccate dal prelievo dei contributi di costruzione delle opere di smaltimento delle acque (Lalia).
Si provano sensazioni sgradevoli a mettersi nei panni di chi è chiamato alla cassa, senza capire bene perché e in assenza di giustificativi, come potrebbero essere le fatture non pagate. I contributi sono tuttavia dovuti. Lo impone la legge. Se tali contributi non venissero prelevati, ci sarebbe, dal profilo legale, un’effettiva disparità di trattamento. Se la legge è lacunosa, come appare, allora occorre modificarla, al più presto. Comprendiamo il sentimento di ingiustizia percepito dai proprietari. In sostanza, ci si chiede come sia mai possibile che lo Stato venga a battere cassa per interventi che risalgono a decenni fa, alcuni dei quali addirittura agli anni Settanta. Come minimo ci vorrebbero una normativa che introduca una scadenza ragionevole e limitata negli anni, per provvedere al prelievo e una maniera per effettuare i controlli che i Comuni abbiano fatto i compiti.
Una delle cause delle polemiche è il fatto che la legge cantonale non prescriva un termine per il prelievo di questi contributi. Il compito di incassare è affidato ai Comuni, che hanno un ampio margine di manovra. Toccare il borsello dei cittadini, in particolare di chi è proprietario, però non piace a nessuno. A pensar male, pare che le autorità politiche abbiano differito la pendenza per non penalizzare troppo i proprietari-elettori. La responsabilità delle difficoltà che sta riscontrando la Città è soprattutto da attribuire ai politici eletti negli esecutivi nelle legislature passate, perché hanno procrastinato l’incasso alle calende greche. Si può intuire che tale immobilismo sia stato voluto per non pestare i piedi a qualche personaggio di rilievo. Come se la legge si potesse applicare a geometria variabile.
Eppure, stiamo parlando, occorre ricordarlo, di investimenti per opere infrastrutturali. I soldi sono destinati esclusivamente al finanziamento di opere legate alla Legge cantonale di applicazione della Legge federale contro l’inquinamento delle acque (Lalia). Il denaro prelevato, la Città non potrà usarlo per altri scopi e finirà nel conto investimenti. Contabilmente, si tratta di uno ‘scoperto’ a bilancio. Questo capitale, a preventivo, consente tuttavia alle finanze cittadine di aumentare sia il capitale proprio sia il margine di autofinanziamento. Questo rappresenta un’effettiva boccata d’ossigeno non di poco conto, per Lugano, che a breve sarà confrontata con l’avvio dei lavori del Polo sportivo e degli eventi, per i quali già si prevede, nel Piano finanziario, un aumento del moltiplicatore d’imposta di qualche punto percentuale, ma la partita è ancora aperta e nell’esecutivo potrebbe prevalere la scelta di non proporre al Consiglio comunale l’incremento del tasso d’imposizione fiscale.