laR+ IL COMMENTO

‘Coronaleaks’, quando politica e media fanno cortocircuito

Dalla prossimità alla connivenza, il passo è breve. Un paio di considerazioni sulla vicenda che rischia di inguaiare Alain Berset.

In sintesi:
  • La ‘Schweiz am Wochenende’ ha rivelato uno scambio sistematico di informazioni confidenziali tra il Dipartimento federale dell’interno e il Ceo del gruppo Ringier
  • È l’ennesima fuga di notizie che interessa il Consiglio federale, anche se questa ha una portata fuori dal comune
Alain Berset è in Consiglio federale dal 2012
(Keystone)
18 gennaio 2023
|

Sin dagli inizi della pandemia l’allora responsabile della comunicazione di Alain Berset, Peter Lauener, ha regolarmente passato a Ringier, editore tra gli altri del ‘Blick’, informazioni confidenziali sulle misure per contrastare il Covid che sarebbero finite di lì a poco sul tavolo del Consiglio federale, o che erano state oggetto di discussione in seno all’Esecutivo. La ‘Schweiz am Wochenende’ ha reso pubbliche e-mail nelle quali l’ex giornalista trasmetteva al Ceo di Ringier Marc Walder informazioni accompagnate da diciture del tipo "come sempre confidenziale", o "detto tra noi". I cosiddetti ‘Coronaleaks’ configurano uno scambio quasi sistematico tra il Dipartimento federale dell’interno (Dfi) e il gruppo mediatico. Una ‘collaborazione’ vantaggiosa per entrambi: grazie alle soffiate di Lauener, il tabloid poteva battere sul tempo la concorrenza; e grazie a resoconti più o meno benevoli, il ministro della Sanità poteva mettere sotto pressione i suoi colleghi di Governo, creando le condizioni propizie per far breccia con i suoi piani.

Le cose probabilmente non sono così semplici. Adesso conta quantomeno appurare cosa sapesse Berset. Sembra poco plausibile che il friburghese, noto tanto per la sua abilità comunicativa quanto per la sua propensione al controllo, fosse all’oscuro di tutto. Ma il presidente della Confederazione non ne uscirebbe bene nemmeno se dovesse emergere che non fosse a conoscenza di questi contatti, dato che il protagonista è colui che per anni è stato il suo braccio destro. Sarà l’indagine penale (non a carico di Berset) svolta dal procuratore straordinario Peter Marti a fare luce sulla vicenda. Poi spetterà casomai al Parlamento trarre le dovute conclusioni politiche.

Un paio di considerazioni però le si possono già fare, indipendentemente dall’esito dell’inchiesta in corso.

Per quanto fuori dal comune sia questa vicenda, non siamo di fronte a un caso isolato. L’acquisto dei nuovi aerei da combattimento, il caso Crypto, la politica europea: negli ultimi anni, soprattutto sulla scia della pandemia, le indiscrezioni ai più alti livelli dello Stato si sono moltiplicate. Tanto che il ‘senatore’ del Centro Benedikt Würth s’è chiesto se non si tratti di un vero e proprio ‘sistema’. Quel che è certo è che le fughe di notizie sono anche il prodotto di staff – ogni consigliere federale ha il suo – sempre più potenti. Al cospetto di una folta schiera di collaboratori personali, tra i quali spiccano scafati ex giornalisti con solidi agganci nel settore, redazioni viepiù sguarnite appaiono come soggetti piuttosto vulnerabili, costantemente esposti al rischio di finire in balìa di ex colleghi passati dall’altra parte della barricata e dei loro capi.

Questa prossimità è inevitabile. E fino a un certo punto è persino vitale. Ma può diventare problematica sotto il profilo dello Stato di diritto. Lo si è visto durante la fase acuta della pandemia, quando il Consiglio federale ha accentrato su di sé una inedita quota di potere. In quella ‘situazione straordinaria’, complottisti di vario genere, ‘no vax’ e anche l’Udc hanno spesso sparato a sproposito contro Governo e media ‘di regime’. Ma è bene ricordare che un certo Marc Walder, in un video risalente a inizio 2021 e pubblicato un anno fa da ‘Nebelspalter’, esortava le redazioni a sostenere la linea governativa in materia di coronavirus. Il sospetto che vi sia stata (e possa ancora esservi, in determinate circostanze) connivenza, va fugato al più presto. A tutela delle istituzioni e dei media che, alla giusta distanza, dovrebbero tenerle d’occhio.