Divieti assurdi, arresti e comici censurati: il lutto a oltranza del Regno Unito per Elisabetta II è sconfinato nella caricatura di dittature tropicali
Ora che Dio deve salvare il re, e non più la regina, ora che l’hanno sepolta, che la lunga fila per omaggiarla si è dissolta, che il tour della sua bara – che stava diventando lungo, chiassoso e pieno di groupie in delirio quanto quello di una rock band – è terminato, possiamo mettere in fila un po’ di fatti e misfatti che, con un po’ di umidità e palme in più, ci avrebbero fatto pensare a qualche dittatura tropicale triste, solitaria y final e non alla monarchia più glamour e insieme più polverosa del mondo.
La Gran Bretagna chiusa per lutto per settimane per la morte di una regina, nel 2022, suona così antistorico che si stenta a credere che sia accaduto nello stesso Occidente secolarizzato che ha messo in dubbio tutti i credo religiosi e politici possibili e immaginabili a tal punto da non immaginarsi più un futuro; un mondo "post" che smentisce se stesso per restare pervicacemente aggrappato a Elisabetta II.
In coda in mezzo alle Union Jack (Keystone)
Vale per i britannici, vale ancor di più per chi ha avuto questo afflato monarchico da fuori, con i risvolti comici del caso ("Carlo non sarà mai il mio re", hanno proclamato sui social l’impiegato di Arbedo-Castione e la casalinga di Voghera, lei sì davvero immortale a differenza della regina). Per non parlare di certi commentatori che hanno scambiato il colonialismo con una catena di villaggi vacanze.
Senza volersi mettere a tutti i costi dalla parte di chi denigra – con ironia sottile, come il giornalista Simone Fontana ("Belli i funerali dei monarchi, dovrebbero farli più spesso") o scegliendo una grana più grossa, come l’argentino Santiago Cuneo, che ha brindato in diretta tv con lo spumante tra insulti alla sovrana e ringraziamenti a Satana per essersela portata via, "la nazista" – cerchiamo di elencare i punti più bassi toccati dalle autorità britanniche.
Oltre ad annullare gli eventi programmati nelle città in cui sarebbe passato il corteo funebre, alcuni politici locali, in segno di rispetto, hanno bloccato tutto anche in zone dove la regina non sarebbe passata da morta e – probabilmente – nemmeno da viva.
Re? No, grazie (Keystone)
In un anno con il calendario intasato dai Mondiali di calcio invernali, si è deciso di fermare la Premier League, il campionato più globale del mondo. E anche la gara di Champions League dei Glasgow Rangers è stata rinviata e infine giocata senza il pubblico ospite per timori di scontri, visto che quasi tutti i poliziotti, non solo di Glasgow, erano stati cooptati per la regina.
Sono stati arrestati contestatori della monarchia con la sola colpa di cantare slogan o alzare un cartello. Tra i fermati anche un tizio che ha urlato al principe Andrea, uno che dovrebbe vergognarsi, che "dovrebbe vergognarsi". Mentre Carlo piantava su un casino davanti alle telecamere per farsi spostare un calamaio e licenzia un centinaio di dipendenti di Clarence House, perché ora che è diventato re non gli servono più. Tutt’intorno gente vestita come in un film in costume o come a carnevale, con bandiere con la Union Jack trasformate in giacche.
Abiti di scena (Keystone)
Sky News ci ha messo del suo censurando le battute del comico britannico John Oliver, che trasmette dagli Stati Uniti. Tra le frasi tagliate: "La scioccante scomparsa di una donna di 96 anni per cause naturali". Una frase, ha aggiunto poi Oliver, che non era nemmeno una battuta. E che, beffardamente, verrà scritta in modo simile nel certificato di morte controfirmato dalla Casa reale.
Sono state rimandate cerimonie funebri e visite mediche urgenti, zittiti i musicisti di strada, silenziate le casse di alcuni supermercati. In pieno delirio, a Norwich hanno messo cartelli sulle rastrelliere per evitare di parcheggiare le biciclette, divieto terminato ieri. Se muore la regina, vai a piedi.
Si scrive culto della personalità, si legge monarchia delle banane.
In Irlanda hanno un altro approccio (Keystone)