Lavoriamo con la massima serietà (senza mai tradire però la nostra essenza) per permettere alla cittadinanza di costruirsi una propria opinione sui fatti
Il 1° gennaio 1992 la Russia rende ufficiale la sua indipendenza dall’Unione Sovietica, che in verità era già stata sciolta dal suo parlamento sei giorni prima. Il 15 gennaio Slovenia e Croazia ottengono la loro indipendenza, riconosciuta da diversi Paesi occidentali, dando avvio alla dissoluzione della Jugoslavia. Il 26 dello stesso mese Boris Eltsin e George Bush annunciano di voler smettere di puntarsi a vicenda con armi nucleari. Due giorni dopo viene creata la bandiera ucraina, quel gialloblù che oggi è il simbolo della lotta di Kiev contro l’invasore russo. Il 7 febbraio i dodici Stati della Comunità economica europea firmano il Trattato di Maastricht. L’11 la giuria popolare di Indianapolis dichiara Mike Tyson colpevole di stupro. Il 14 marzo chiude lo storico quotidiano sovietico ‘Pravda’ (Comano non c’entra niente). Il 31 il re Juan Carlos nella sinagoga di Madrid abroga il decreto che cinquecento anni prima aveva condannato all’esilio gli ebrei spagnoli (scappati sulle navi di Cristoforo Colombo?). Il 6 aprile le forze armate serbo-bosniache iniziano l’assedio della città di Sarajevo. Il 26 giugno la nazionale danese di calcio diventa campione d’Europa, dopo essere stata invitata alla competizione in extremis a seguito dell’esclusione della Jugoslavia per via della guerra nei Balcani. Il 13 luglio Yitzhak Rabin diventa il primo ministro di Israele, e sappiamo tutti come è andata a finire poi. Il 25 luglio iniziano e il 9 agosto si chiudono i Giochi olimpici a Barcellona. Il 14 settembre nasce laRegione.
Sono dunque trent’anni. Quelli di un giovane adulto. Un adulto giovane. Che riflette, che verifica, che racconta, che spiega, che approfondisce, che commenta, che indaga, che critica. Ecco chi siamo. O meglio, chi cerchiamo di essere.
Dopo tre decenni, possiamo dire che un po’ di storia l’abbiamo vissuta. E che ce n’è ancora tanta da vivere. Come molti trentenni siamo un po’ maturati, ma senza perdere quell’entusiasmo e quella determinazione tipica dei ragazzi. Anche una certa spontaneità (c’è chi la chiamerebbe sfacciataggine). Basta passare un giorno in redazione per capire cosa s’intende: quando fa caldo indossiamo i pantaloni corti e i sandali (a dire il vero c’è anche chi le Birkenstock le porta pure quando fa freddo, ma è un caso un po’ particolare). In inverno mettiamo il maglione. Dobbiamo essere proprio costretti per farci vedere col completo (oggi mi tocca, ahimè, per andare da Cassis). Altrimenti qui in newsroom gira una bella collezione di t-shirts: i Peanuts, Einstein, la DeLorean, i gin tonic, il Newell’s Old Boys e chi più ne ha più ne metta. Forse questa è una buona metafora di ciò che siamo: adulti in maglietta. Che lavorano con la massima serietà, senza mai tradire però la propria essenza. Quell’essenza che diventa un cumulo di valori condivisi. Prima dentro, come gruppo di donne e uomini che collaborano insieme per raggiungere degli obiettivi comuni. E poi fuori, dove questi valori si materializzano in uno sguardo sul Ticino e sul mondo. Da quello sguardo nasce ogni giorno il quotidiano che avete fra le mani. Che non cerca minimamente di essere detentore di qualsivoglia verità.
A ‘laRegione’ informare vuol dire aiutare la cittadinanza a costruirsi una propria opinione sui fatti che accadono vicino e lontano da noi. È di questo che si tratta: trent’anni fa, oggi e anche domani.