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Macron, l’Eliseo val bene una barricata

Pur di non perdere i voti della sinistra stigmatizza la retribuzione del Ceo di Stellantis. Sorvolando però su quella di Neymar (Paris Saint Germain)

Macron (Keystone)
20 aprile 2022
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Per non perdere neppure un voto, nel ballottaggio di domenica prossima con Marine Le Pen, Emmanuel Macron strizza l’occhio alla sinistra più barricadera, prendendosela con gli alti salari dei manager. Quelli, per intenderci su cui si è tenuta un’iniziativa popolare anche da noi, ormai nel 2016, che i promotori hanno vinto ma del cui esito non si è ancora vista traccia. Anzi, proprio di recente gli Stati hanno tolto il tetto massimo di un milione di stipendio, ai dirigenti delle ex-regie federali. Ma torniamo a Macron. Il quale ha preso di mira la retribuzione stellare di Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo automobilistico Stellantis, che nel 2021 è stata di 19,15 milioni di euro, definendola "scioccante, eccessiva, astronomica". Tanto per fare un esempio, in Svizzera il top manager più pagato, lo scorso anno, è stato, Severin Schwan, che alla Roche svolge la stessa funzione di Tavares, e che ha incassato 15,1 milioni di franchi.

Quindi il Ceo di Stellantis, società nata dalla fusione di Peugeot-Citroën con FCA, per intenderci con il gruppo Fiat-Chrysler, agli occhi di Macron, appartiene a una razza padrona non più ammissibile, tanto in Francia quanto in Europa. Anche se la sua retribuzione è variabile al 90%, quindi dipende dai risultati. Che, nel 2021, hanno fatto registrare un utile netto record di 13,4 miliardi di euro. Poi è sicuramente opinabile che, per pagare meno tasse, Stellantis, peraltro partecipata nella misura del 6,4% dallo Stato francese, abbia la propria sede fiscale ad Amsterdam. Quantomeno quest’ultimo particolare, visto che il gruppo italo-franco-statunitense è nato il 16 gennaio del 2021, con Emmanuel Macron ben saldo all’Eliseo ormai da qualche anno, ebbene il Presidente poteva tentare di fare il possibile per evitarlo. E invece, mentre deve tenere a bada la Le Pen, sicuramente anche dire qualcosa di sinistra all’elettorato di Mélenchon, che gli ha promesso i propri voti, ecco che si indigna per i quasi 20 milioni di stipendio di un top manager. Proprio quel Macron che viene da una banca d’affari, la Rotschild, per la quale fu advisor di Nestlè in un’operazione miliardaria che vide prevalere la multinazionale svizzera sull’americana Pfizer, e che consentì al futuro Presidente di incassare un lauto compenso. Depositato, stando ai maligni, in una società offshore dell’isola di Nevis, nelle Piccole Antile. Sicuramente, se è andata così, non c’è stato nulla di irregolare, altrimenti a Macron non gliela avrebbero perdonata.

Ci chiediamo, tuttavia, perché il Presidente in campagna elettorale attacchi il manager di Stellantis, a capo di una multinazionale con 400mila dipendenti, di cui circa 200mila in Francia, quando gli basterebbe andare al Parco dei Principi di Parigi, vedere schierata la formazione del Paris Saint Germain, per rendersi conto che quei 19,1 milioni di euro, incassati nel 2021 da Carlos Tavares, sono poca roba rispetto, tanto per fare un esempio, ai 36 milioni di euro a stagione che, fino al 2024, percepirà il calciatore brasiliano Neymar. Oltretutto per non vincere nulla di importante, se non l’insignificante campionato francese. Ma chi ha il coraggio di mettere sul piatto di una campagna elettorale l’inammissibile scandalo dei compensi dei calciatori?