Nel Basso Mendrisiotto sei Comuni si sono seduti allo stesso tavolo per parlarne. L’ultima volta, nel 2007, non era andata bene
A qualcuno sembra ieri, eppure sono già trascorsi quattordici anni. Da queste parti, nel Basso Mendrisiotto, è da quel 25 novembre del 2007 che non si parla più seriamente di aggregazione. Da quando i cittadini di Morbio e Vacallo gelarono sul nascere le ambizioni di Chiasso e dei sindaci di allora dei tre Comuni, motori, di fatto, di un progetto in cui credevano più i vertici che non la base popolare (in almeno due casi). Riaperto il cassetto della memoria, si è deciso fosse il momento di riprovarci. O per lo meno di tentare di intavolare il discorso. E qui sgorga subito una domanda: c’è davvero voglia di immaginarsi come una cosa – o meglio un Comune – sola? I rappresentanti di Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore, Novazzano e Vacallo ieri pomeriggio si sono guardati negli occhi e hanno cercato di riannodare (nelle speranze di molti) quel filo sottile delle aggregazioni possibili che si è spezzato anni fa e che neppure i piani cantonali di fusioni allargate al Distretto, più di recente, hanno permesso di rinsaldare. Sia chiaro, nessuno si fa soverchie illusioni, neppure in questo 2021. Ma pare proprio che stavolta si sia aperto uno spiraglio all’intenzione di mettere in comune le forze, anche al di là delle intese, delle collaborazioni intercomunali, degli enti (per lo sport) e dei consorzi che pure sono già realtà. Parlarsi ha dato almeno il modo di trovare una convergenza. Ed è già un buon punto di partenza. In effetti, già solo il fatto che l’invito sia partito da Vacallo – quindi non dal Comune polo – restituisce un dato significativo.
Questa volta, la spinta arriva dalla periferia e non dal centro, da quella città da cui non ci si vuol far fagocitare, oggi come ieri. Il proverbiale ghiaccio, insomma, è rotto e nessuno sin qui si è tirato indietro. In fondo, a ben vedere si tratta di rispolverare un dossier, seppur per certi versi spinoso. C’è da credere, quindi, che si procederà ma con cautela. Pronti a dare tempo al tempo, a questo punto per i sei Municipi sarà utile farsi forti delle esperienze vissute sulla porta di casa. Di esempi non ne mancano. Lo stesso Comune di Breggia è ‘figlio’ di un processo aggregativo almeno a prima vista riuscito. Certo le resistenze c’erano nel 2007 e ci sono nel 2021. Sullo scacchiere politico è risaputo da tempo quali sono le forze che più sono in sintonia con il tema dell’aggregazione e quelle più ‘allergiche’ all’idea. È il caso del Ppd, partito di appartenenza di quattro sindaci su sei della cintura chiassese, che sinora ha sempre frenato. È giunto, però, il momento di osare e soprattutto di parlarsi con schiettezza e lucidità, mettendo nel piatto pro e contro di una simile operazione, senza pregiudizi di sorta. Occorre avere il coraggio di agire e di non ripetere gli errori del passato.
Di temi e problemi comuni, del resto, il Basso come l’Alto Mendrisiotto ne ha e parecchi. E di prove non ne servono davvero più per capire che da soli, oggi, non si va da nessuna parte. La posta in gioco è alta, con un ruolo da difendere lungo la linea ferroviaria del Gottardo e l’AlpTransit che si è fermata a Lugano e con Berna che, uno dopo l’altro, cala progetti di corsie autostradali che non fanno il consenso e non risolvono a fondo il problema del traffico di cui soffre da troppo tempo il Distretto. Ecco che essere il terzo Comune del cantone con oltre 23mila abitanti e un potenziale annuo di investimenti di una quindicina di milioni potrebbe servire. E allora basta guardare, per una volta, le cose con un po’ di distacco, dall’alto: chi distingue ormai più i confini?