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Lugano, quei limiti dietro alla solidità

Un numero esagerato di pareggi rischia di compromettere la classifica dei bianconeri. Urge un pronto ritorno alla vittoria. Per non correre rischi evitabili

Ti-Press
19 febbraio 2021
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La solidità è un valore, una conquista fatta con il lavoro quotidiano. Il Lugano l’ha acquisita, con la gestione di Maurizio Jacobacci, tecnico pragmatico che lavora a un calcio sparagnino, concreto, per ottimizzare le risorse a sua disposizione. Non eccelse, men che meno mediocri, però. Decisamente valide, in termini assoluti e di confronto con il resto della Super League, che fuor di Young Boys non ha grandi eccellenze da esibire, bensì normalità ed equilibrio.

Il risultato è una squadra che ha acquisito un’identità piuttosto precisa, consapevole di un valore assoluto riconoscibile e riconosciuto da addetti ai lavori e avversari. Se questo Lugano ha un pregio, è quello di essere scomodo da affrontare, difficile da battere, da mettere con le spalle al muro. Merito, come detto, di un’organizzazione di gioco efficace che poggia su meccanismi oliati e mandati a memoria dagli interpreti designati dall’allenatore. Non per forza sempre gli stessi, e anche questo è un pregio: una rosa equilibrata, con qualche elemento imprescindibile (Maric, per carisma ed esperienza, Sabbatini e Lovric, per la qualità assoluta, Lavanchy, l’esterno che tutti vorrebbero), è una garanzia di costanza di rendimento a lungo termine, perché può sopperire a infortuni, quarantene e cali di forma, fattori inevitabili nel corso di una stagione molto particolare, con tanti impegni concentrati.

Solidità e compattezza, ormai acquisite e distintive di una squadra apprezzata per il ruolo che ha saputo ritagliarsi nella massima serie del calcio svizzero, non bastano però a mettere al riparo dai rischi di una classifica corta, di un torneo in cui regna sovrano l’equilibrio, eccezion fatta per l’Yb locomotiva di categoria e velocità superiori. Per smarcarsi, per evitare di restare invischiati nella fanghiglia dei bassifondi, sono necessari dei guizzi, degli sbalzi d’umore che con l’equilibrio cozzano un po’. Non che si pretenda un Lugano lunatico, capace del meglio come del peggio, ma nemmeno si può pensare di andare avanti a pareggi, che siano occasioni sprecate o risultati equi poco importa. La sostanza dice che con un punto alla volta, è più facile essere risucchiati verso il basso che spingersi in alto. Se poi l’equilibrio lo spezzano più sovente le sconfitte che le vittorie, ecco che diventa necessario uscire dallo schema collaudato (e pregevole) della solidità, per concedersi di tanto in tanto qualche sporadica ma salvifica sortita sul piano della brillantezza, della propositività. A beneficio della vittoria che fa la differenza in termini di classifica e di fiducia, concetti che beneficiano una dell’altra, in un processo di reciprocità (se vinco mi carico, più mi carico più facile diventa vincere) che sarebbe opportuno avviare, magari partendo già dalla sfida di domenica. A Cornaredo si chiude un trittico di incontri casalinghi che finora ha fruttato un punto solo. Passi per l’Yb, ma limitarsi anche solo a tenere il passo di Servette e Lucerna rischia di essere davvero dannoso, per una squadra chiamata ora ad aggiungere un po’ di brio a una solidità che resta un pregio, certo, pur se al momento maschera limiti sui quali è bene intervenire prima che si trasformino in difetti cronici, penalizzanti in termini di una classifica. È ancora bella, ma ci mette un attimo (una domenica) a diventare preoccupante.