Commento

Ha vinto lo Young Boys, ma pure il Lugano

I bernesi hanno griffato l'infinita Super League 2019/2020 con il loro terzo titolo filato, ma anche la quinta salvezza consecutiva dei bianconeri non è da sottovalutare

3 agosto 2020
|

Una premessa: in una stagione del genere, scombussolata dall’emergenza sanitaria e dalle conseguenze che il Covid-19 ha portato con sé nel mondo dello sport così come nel nostro quotidiano, vincono tutti (o quasi, leggasi la scellerata gestione della Swiss Football League). O perlomeno meriterebbero di farlo, perché pur sapendo che il virus ha avuto conseguenze ben più gravi di quelle che avrebbero potuto comportare l’annullamento del campionato o il fallimento stesso di un club, in ambito sportivo e nello specifico calcistico portare a termine una stagione in queste condizioni non era per nulla evidente. Dal punto di vista fisico (tre misere settimane di preparazione prima della ripresa dopo una pausa di quasi tre mesi, partite ogni 3-4 giorni e con temperature al limite), mentale (ancora oggi c'è incertezza riguardo alle conseguenze della malattia per uno sportivo e le misure di prevenzione non garantiscono una protezione totale) e logistico, con i giocatori costretti a seguire rigidi protocolli anche solo per allenarsi e i club a farsi in quattro per metterli in atto. Per non parlare dell’aspetto economico, che ha tolto – e sta ancora togliendo – il sonno ai dirigenti dei vari sodalizi, confrontati con perdite importanti in particolare per il limite di 1000 spettatori a partita che ha accompagnato le partite post-lockdown e che si sta cercando di bypassare, con l’auspicata collaborazione del Consiglio Federale, in vista della prossima annata (gli introiti del pubblico possono rappresentare fino al 40 per cento dei ricavi di una società in Svizzera).

Un futuro che è già presente visti i tempi strettissimi (la nuova stagione del calcio svizzero si aprirà l’11 settembre) e al quale i pensieri sono già rivolti, in particolare per le compagini i cui sforzi in questo travagliato esercizio si chiuderanno oggi con l’ultimo turno di Super League (poi da giocare rimarranno lo spareggio promozione/relegazione e le Coppe, svizzera ed europee). Tra queste non c’è lo Young Boys fresco campione elvetico per la terza volta consecutiva e che cercherà la doppietta campionato-coppa, mentre c’è il Lugano, che venerdì superando 3-1 il Servette ha archiviato il discorso salvezza (la quinta consecutiva dal ritorno in Super nel 2015) rendendo “inutile” il match di stasera a Neuchâtel. Un risultato quello ottenuto dai ragazzi di Maurizio Jacobacci da non sottovalutare, a maggior ragione in una situazione particolare come quella vissuta quest’anno, perché se è vero che senza qualche scivolone di troppo i bianconeri avrebbero potuto lottare anche stavolta per l’Europa, d’altro canto le incognite erano davvero molte. Ma è proprio nel momento del bisogno che è emersa l’unione e la solidarietà di un gruppo che il tecnico bernese, arrivato in punta di piedi al posto di un Celestini al quale lo stesso spogliatoio – o parte di esso – aveva ormai girato le spalle, ha saputo ricompattare e valorizzare, ben supportato da un apparato amministrativo/dirigenziale che nonostante i mezzi inferiori, per professionalità e serietà non ha nulla da invidiare ai club più blasonati. A partire da un presidente che per passione non è secondo a nessuno e che a settembre guiderà – ne siamo certi – il Lugano per la sesta stagione filata (su 11 da quanto è numero uno) nell’élite del calcio svizzero. Chapeau Angelone, anche quest’anno tu e il tuo Lugano avete vinto.