Evitiamo beatificazioni: la democrazia (chiedetelo a quelli di Hong Kong) è veramente tutt’altra cosa!
Il governo cantonale e lo Stato maggiore cantonale di condotta hanno comunicato che nelle scorse settimane le autorità della provincia cinese dello Zhejiang hanno regalato al Canton Ticino decine di migliaia di mascherine, centinaia di tute protettive e altro materiale. Il presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi, e il direttore del Dss, Raffaele De Rosa, hanno ufficialmente espresso riconoscenza per questo significativo gesto, inviando alcune foto che li ritraggono davanti al materiale donato e per ora stoccato nel Centro della PCi di Rivera. Per l’occasione hanno anche ricordato che, tra il nostro Cantone e la provincia dello Zhejiang, situata nella parte orientale della Repubblica popolare cinese, i contatti risalgono al 2004, anno in cui venne firmata una Dichiarazione comune d’intenti per lo sviluppo di rapporti di cooperazione e amicizia. Sinceramente questo datato particolare ci era sfuggito.
Per carità, a caval donato non si guarda in bocca e grazie (mille) per il generoso gesto. E grazie anche per l’accortezza di non aver inviato una foto, come ne sono apparse tante (forse troppe) nelle ultime settimane, con materiale donato e in bella mostra pure una truppa di rappresentanti cinesi (medici? politici?) che si sono fatti ritrarre quali benefattori. Il motivo di simili mosse è evidente: rifarsi un’immagine dopo tutto quello che è successo. In questo caso a farsi immortalare (ma ce n'era davvero bisogno?) sono stati solo Norman Gobbi e Raffaele De Rosa.
Ma attenzione: nessuno fa nulla per nulla, a maggior ragione uno stato che è pianificato (e controllato) dall’alto e si muove da pesante gigante sullo scacchiere geopolitico mondiale. E siccome il Ticino (e men che meno la Svizzera) vivono ristrettezze tali da rendere impellente un aiuto da parte della Cina nell’acquisto di mascherine, tute protettive o altro materiale sanitario, che ora c’è, che significato dare alla donazione?
Quello che le autorità hanno definito un gesto significativo, a ben vedere potrebbe anche assomigliare all’ennesimo tentativo di propaganda cinese che mira a rifarsi il look di fronte a paesi che stanno seriamente pensando di riportare in patria tutta una serie di attività economiche, viste le perduranti incertezze sanitarie.
In economia - come diceva qualcuno - non ci sono pasti gratis e nelle relazioni fra gli Stati le cose non sono poi tanto diverse. Anzi. Vero è che la Cina ha ormai il suo posto fisso al tavolo delle superpotenze mondiali e con lei, nolens volens, si deve negoziare. La Svizzera ha addirittura firmato un accordo commerciale con Pechino, mentre l’Europa cerca una linea anti-ingerenze per evitare la frammentazione. Comunque sia, almeno una cosa, concedetecela: evitiamo la beatificazione. La democrazia (chiedetelo a quelli di Hong Kong) è veramente tutt’altra cosa.