Commento

Colpe e bufale del nuovo coronavirus

La pandemia è di origine naturale: quella di un esperimento fuori controllo è una fake news che rivela poco del virus e molto di noi stessi

Un virus naturale (©Keystone)
27 marzo 2020
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Tutte le prove di cui disponiamo indicano che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 è di origine naturale: nessun esperimento di laboratorio sfuggito di controllo, nessuna arma biologica diffusa volontariamente o accidentalmente ma un caso di ‘spillover’, di salto di specie del virus che dagli animali (verosimilmente pipistrelli e pangolini) ha iniziato a contagiare anche gli esseri umani, come già avvenuto in passato e come, purtroppo, potrà capitare ancora in futuro.
Allora perché la bufala dell’origine artificiale del virus, già circolata all’inizio dell’epidemia e più volte smentita, è recentemente tornata a trovare spazio sui social media e su alcune testate? Come mai si è tornati a citare una ricerca del 2015 pubblicata su ‘Nature Medicine’ – perché i progetti di guerra biologica notoriamente sono condotti alla luce del sole e coinvolgendo team di ricerca internazionali – e un servizio giornalistico della Rai a essa dedicato, nonostante il coronavirus oggetto di quella ricerca sia molto diverso da quello dell’attuale pandemia (e qui ci possiamo aggiungere un purtroppo: in caso di maggior somiglianza avremmo forse potuto usare quella ricerca come punto di partenza per un vaccino)?

Ad aver contribuito alla diffusione di questa bufala paiono esserci anche alcuni politici italiani, il che apre due scenari entrambi inquietanti: che non si siano resi conto dell’implausibilità della notizia, muovendo accuse gravi senza neanche documentarsi, oppure che abbiano volontariamente diffuso la bufala per tornaconto politico. In genere si dice di non attribuire mai a malafede quel che si può ragionevolmente spiegare con la stupidità, ma in questo caso meglio sospendere il giudizio, anche perché non basta il tweet di un politico, per quanto molto seguito sui social media, a spiegare la popolarità che sta raggiungendo questa bufala che, nonostante le continue smentite, con varie gradazioni di complottismo ho trovato condivisa da molti – comprese persone che stupide non son di certo.
Il fatto è che pensare a un’origine artificiale, umana, del nuovo coronavirus è paradossalmente rassicurante: non solo dà un senso alla pandemia, inserendo qualcosa che ci disorienta in una storia (la famosa “narrazione”) facile da comprendere, ma ci dà anche qualcuno da incolpare. E quello di identificare un colpevole, sia esso almeno in parte responsabile o un semplice capro espiatorio, è uno dei bisogni insopprimibili dell’umanità – un meccanismo che vediamo all’opera, in questi giorni, anche con chi va semplicemente a farsi una passeggiata solitaria o, peraltro rispettando le raccomandazioni ufficiali, va a fare la spesa senza mascherina.

Se l’epidemia fosse il risultato di un esperimento finito male, basterebbe introdurre nuove regole, nuovi protocolli di sicurezza, magari qualche sanzione verso gli “Stati canaglia”. Ma così non è e dovremmo riflettere sulle condizioni che hanno favorito il salto di specie e la diffusione, dovremmo discutere di ecologia e globalizzazione, di come ci muoviamo intorno al pianeta e di come ci rapportiamo con l’ambiente. Ma scovare colpevoli è più semplice.