Commento

Sul virus fidiamoci dei giovani e parliamogli in modo adulto

Da bambini e adolescenti arriverà un contributo fondamentale. Energie positive, messaggi rassicuranti di cui oggi abbiamo tutti bisogno

Ti-Press
14 marzo 2020
|

Un gruppo di ragazzini alla stazione della Flp di Serocca aspetta il trenino per tornare a casa dopo una mattina a scuola. Quando si aprono le porte si dividono equamente, al grido giocoso di ‘tutti a un metro’. E tutti distanti si siedono, continuando a chiacchierare e vociare in allegria. Lo stesso trenino arriva a Magliaso, dove a pochi metri dalla fermata c’è una bibliocabina. Quattro bambini, di quattro altezze ed età diverse, scelgono dei libri da portarsi a casa. E vanno via contenti del loro bottino. Nel pomeriggio, a Bellinzona sui gradini della Collegiata c’è un gruppo di liceali. Cinque o sei. C’è un bel sole, il vento è leggero e tiepido, ognuno ha un gelato o una bibita in mano. Sono seduti sparsi, ridono e scherzano, a distanza. Di sicurezza. Piccoli esempi, bei ritratti, confortanti dimostrazioni che parlare ai giovani in modo adulto è il metodo migliore per far comprendere loro la delicatezza del momento. Perché capiscono, assimilano, e danno prova costante della loro importanza nel mostrare – con candidi gesti, innocenza e un sorriso – di essere già pronti a capire la realtà, il presente. E con i loro mezzi, fronteggiarlo, gestirlo. Organizzare una convivenza civile con una situazione che li terrà lontani da amichetti e nonni. Bene ha fatto ieri in conferenza stampa Raffaele De Rosa a chiedere un atto di solidarietà a tutti. Bene è sempre ricordare come i più giovani, pure con un decorso blando in caso di contagio, possano essere comunque veicolo di trasmissione con tutte le tristi conseguenze possibili. Da bambini e adolescenti arriverà un contributo fondamentale. Energie positive, messaggi rassicuranti di cui oggi abbiamo tutti bisogno.