Tra panchine, avvicendamenti e obiettivi stagionali. La pazienza se ne va (come Kapanen)
Azione, reazione. Non c’è che dire, a livello di timing il Lugano è quasi imbattibile. L’ultimo esempio arriva neppure mezza giornata dopo la clamorosa sberla al derby, che costa il posto a Sami Kapanen (e al suo vice Stefan Nyman) a cui era stata rinnovata la fiducia appena una settimana prima. L’ultimo esempio, si diceva: un altro è l’arrivo di Atte Ohtamaa a fine agosto, e alimenta il sospetto che il coach finlandese non voglia saperne di giocare senza due stranieri in difesa. E quando poi si scopre che Ohtamaa in testa ha soltanto la Russia, non fa neppure a tempo a partire che al suo posto c’è già il canadese Paul Postma.
Ma non finisce lì. Infatti, poco dopo aver perso il suo posto a Berna Niklas Schlegel è praticamente già in auto per trasferirsi in Ticino, mentre Hnat Domenichelli non perde tempo neppure per scovare il centro che Kapanen voleva, nella fattispecie David McIntyre. Quindi tutto si può dire, ma non che a Lugano non ci si dia da fare. Il punto, semmai, è capire dove porterà quel lavoro da qui a marzo, siccome la classifica attualizzata a martedì sera dice che capitan Chiesa e i suoi compagni saranno pure a soli 4 punti dalla ‘riga’, ma tra loro e l’ottavo classificato – quel Friborgo che ha disputato due partite in meno, esattamente come chi gli sta davanti, cioè il Langnau – ora ci sono Ambrì e soprattutto Berna, i quali hanno entrambi una partita da recuperare rispetto ai bianconeri. A cui rimangono 21 serate di regular season, di cui sole 18 nell’anno nuovo.
E prima di allora difficilmente sulla panchina ci sarà già il nuovo coach. In altre parole il tempo stringe, e i punti a disposizione sono quelli che sono. Ed è pensando a ciò, che ci si può interrogare sui reali margini di manovra del futuro capo dello staff tecnico, che non potrà indubbiamente rivoluzionare l’impianto di gioco, non solo perché siamo ormai quasi a gennaio e non c’è più tempo, ma soprattutto perché se il Lugano vuole ancora arrivare ai playoff – facile o no, di certo non è impossibile – sarà costretto a monetizzare sempre e comunque, ciò che si ripercuoterà naturalmente sulle sue scelte tecniche e tattiche. È probabilmente ragionando su quello, che il ‘diesse’ bianconero e chi divide con lui la responsabilità delle scelte si starà chinando sullo spinoso, ma fondamentale dubbio: meglio affidarsi a un traghettatore oppure è già il caso di guardare oltre, inaugurando un nuovo capitolo in corso d’opera, senza curarsi troppo di come finirà una stagione comunque definita di transizione in tempi non sospetti dai vertici del club, che sin dall’estate invocano pazienza?
Pazienza che, però, l’altroieri s’è definitivamente esaurita. Per un Kapanen che paga in special modo l’ostinata predilezione per il dogmatico due stranieri dietro e due davanti. E fors’anche il sistema di gioco sì strutturato, ma magari non del tutto confacente alle qualità del suo gruppo.