Meglio votare apponendo la classica crocetta su carta sin tanto che la rete non è così sicura!
Il diritto di voto elettronico – esercitato in via sperimentale in 10 cantoni, alcuni dei quali hanno nel frattempo sospeso il test – non è sufficientemente protetto dalle manipolazioni. Ne è convinto un comitato composto da politici e informatici che in febbraio lancerà un’iniziativa popolare per proibirlo fin tanto che non sarà sufficientemente ‘vaccinato’ contro indesiderate ingerenze.
Che il diritto di voto si presti a mille e una manipolazione non è una novità. Basti leggere i libri di storia. Da sempre la fantasia di chi ha sete di potere, pur di riuscire a conquistarlo o a mantenerlo, non ha limiti. Così, quando non si è addirittura giunti ad imbracciare le armi, si è magari preferito – anche alle nostre latitudini – cambiare le circoscrizioni elettorali in modo che fosse favorita l’elezione di un determinato candidato a scapito di un altro; oppure ancora, si è rinchiuso tizio o caio, o entrambi, in qualche fienile per impedire loro di andare a votare; non da ultimo, ricordiamo il ricorso ai più classici galoppini, fra i quali si annoverano i compilatori ‘sfegatati’ di schede elettorali altrui, gli accompagnatori di persone anziane e magari anche disabili al seggio, munite di certificati medici stesi all’occorrenza attestanti la capacità di intendere e volere del cittadino. Non che dietro ogni galoppino con questa o quella maglia ci sia un malintenzionato. Ci mancherebbe altro. Ma le denunce, anche penali, nei confronti di qualcuno che si è particolarmente attivato per indurre altri al voto durante o subito dopo le votazioni sono l’evidente testimonianza della tensione creata dall’esercizio del diritto democratico. E la lista delle smaliziate tecniche è ancora lunga.
In Ticino, per decenni, si è evitato di inviare il materiale di voto direttamente a casa, per le elezioni comunali e cantonali, proprio per evitare che qualche mano fosse ‘accompagnata’. Si è preferito inviare facsimili e dare la possibilità poi al singolo di ricopiare dalla copia alla scheda ufficiale nel segreto della cabina elettorale, per permettergli, se del caso, di cambiare autonomamente e fino all’ultimo i propri desiderata. Scopo, come detto, tutelare al massimo il diritto/dovere e la libertà di voto.
Poi si è passati all’invio del materiale di voto a casa e alla possibilità di votare per corrispondenza. Certo, i tempi sono cambiati e si è anche voluto dare una possibilità più agevole, tenendo anche conto della crescente disaffezione verso la politica. Ma anche questo cambiamento deve restare un sorvegliato speciale.
E ora? E ora eccoci all’ultimo salto quantico, cioè quello di permettere di votare con un semplice clic. Ed eccoci anche alla domanda da un milione e anche più: ma quanto è sicuro? Quanto è certo che quei clic non siano poi hackerati? Il galoppino di cui sopra in confronto era un apprendista stregone. Riflettiamo. Non passa giorno senza che riceviamo dalla polizia comunicati di allerta contro attacchi informatici. L’ultimo si intitola ‘Alto pericolo! Il tuo account è stato attaccato’. Anche le notizie di dati, piratati senza nemmeno che le aziende se ne accorgano, è abbastanza all’ordine del giorno. Sul fronte dell’esercizio del diritto di voto sappiamo poi che si sta combattendo una ‘guerra’ a colpi di notizie (fake news comprese). Notizie tali da influenzarci pesantemente proprio in vista del voto.
Giustissimo quindi porsi la domanda se il diritto di voto elettronico sia o meno sufficientemente protetto. Bene dunque che l’iniziativa popolare – che citavamo all’inizio – venga presto lanciata. Detto altrimenti: urge attendere. Il voto democratico, nel rispetto totale della libertà del cittadino, è la chiave di tutto. Quindi, calma ragazzi, occhi aperti e giù certe zampe.