Commento

Campione spera nel commissario

Dopo la dimissioni del sindaco Roberto Salmoiraghi, la comunità si chiede quando e come potrà riaprire la casa da gioco

19 settembre 2018
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Le dimissioni del sindaco Roberto Salmoiraghi e l’arrivo di un commissario prefettizio a gestire il Comune sbloccheranno davvero l’impasse e il dramma che sta vivendo Campione d’Italia da alcuni mesi? Potrebbero rappresentare l’attesa svolta? Quando potrà riaprire la casa da gioco, la cui chiusura ha mostrato quanto contribuiva l’unica azienda al benessere della comunità? Sono le domande che tutti si pongono oggi nell’exclave e in Ticino, domande destinate a restare aperte e senza una risposta immediata. Una risposta che a questo punto potrà giungere soltanto da Roma e dalla politica nazionale, i cui rappresentanti avevano espressamente richiesto un passo indietro da parte del sindaco. Intanto, il Comune, come noto, si trova in dissesto finanziario ed è stato obbligato a sopprimere molti servizi.

Al di là della consueta dialettica in cui una parte cerca di attribuire la responsabilità politica di quanto accaduto all’altra e viceversa, la chiusura della casa da gioco ha messo in ginocchio l’intero paese. I fatti parlano chiaro. Oltre alla montagna di debiti accumulati (anche nei confronti del Cantone e di alcuni enti locali ticinesi), al Comune italiano mancano i soldi per assicurare la gestione corrente. E dalla chiusura del casinò, lo scorso 27 luglio, l’erario dell’exclave non riceve più gli incassi giornalieri, stimati fra i 250 e i 300mila euro. Facendo un calcolo al ribasso, sono almeno 13,5 i milioni a mancare all’appello in meno di due mesi. E la situazione si ripercuote negativamente a livello socioeconomico, senza dimenticare che i dipendenti comunali (ben 102, di cui 86 verrebbero ‘tagliati’ secondo i piani) non percepiscono il salario da febbraio e che i lavoratori del casinò sono a casa e continuano a presidiare la casa da gioco. Insomma, in tutto ci sono più o meno 700 persone senza lavoro in un paese che conta circa duemila abitanti.

Una vicenda senza precedenti, come ha dichiarato a fine agosto al nostro giornale il sottosegretario al Ministero dell’interno Nicola Molteni che ha messo il dito nella piaga assicurando l’interessamento su Campione di ben tre ministeri. Una piaga che, agli occhi di Roma, è rappresentata dal mastodontico casinò costruito su progetto di Mario Botta, il cui preventivo parlava di 82 milioni di franchi ma al momento del collaudo nel maggio del 2007 i costi sono lievitati a quasi 160 milioni per poi raggiungere quota 190. Un fardello insopportabile, soprattutto da quando i proventi della casa da gioco si sono assottigliati a causa delle nuove sale slot e dell’incremento dei giochi online, in cui all’inizio, rispetto alle 471 del 2001, lavoravano ben 670 persone diminuite progressivamente di oltre 180 unità. La medesima parabola discendente l’ha vissuta l’organico comunale che nel 2007 contava 128 impiegati, successivamente ridotti.

Non dimentichiamo che le vicissitudini di Campione potrebbero anche avere risvolti penali. Il sottosegretario Molteni aveva assicurato che l’autorità avrebbe verificato le responsabilità presenti e passate. Parole, le sue, che assumono un significato diverso dopo l’ultimo blitz delle forze dell’ordine andato in scena una settimana fa nel palazzo comunale. Un’operazione a cui ha partecipato anche un rappresentante del Ministero economia e finanze in seguito agli sviluppi delle due inchieste penali che alla luce del fallimento della casa da gioco sono state raggruppate in un unico fascicolo a carico di nove indagati. E non si esclude che il numero possa aumentare.