Commento

Cardiocentro: grazie di tutto, ma basta baronie!

Perché mai la struttura deve tornare all’Ente? Perché gli accordi vanno rispettati!

9 giugno 2018
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Da qualche tempo ormai il padre fondatore del Cardiocentro non si dà pace. Da lui – e da chi gli sta vicino – abbiamo udito dichiarazioni e appelli pro indipendenza della struttura. Oggetto del contendere, come noto, è l’integrazione del cardio-gioiello sotto le ali dell’Ente ospedaliero cantonale entro il 2020. Un rientro che – colmo dei colmi – lo stesso prof. Moccetti aveva a suo tempo accettato siglando un accordo fra l’Ente pubblico e il (suo) Cardiocentro. Ma ora che gli anni (25, tanti, ma non troppi!), dalla nascita del Cardiocentro e da quella firma, stanno passando e che il tempo ha fatto dimenticare tante cose, ecco che il prof. punta i piedi e non vuole più che la sua creatura rientri sotto le ali dell’Eoc. Come mai? I maligni sussurrano che il dott. Moccetti abbia a suo tempo siglato quell’accordo per riuscire a calmare le burrascose acque nelle quali il Cardiocentro era finito sin dal primo vagito. Così, anche di fronte a quei tesori (ben) nascosti sull’isola di Jersey (milioni a palate), venuti a galla mentre si chiedeva col cappello in mano e mostrando le pezze al sedere, un super finanziamento al Cantone, si disse ‘Pazienza: nel 2020 la gestione tornerà all’Ente’. Ma voltiamo pagina, acqua passata…

A Moccetti vanno riconosciute l’abilità politica, le capacità tecniche, la (tanta) fortuna, persino la cocciutaggine per essere riuscito a fondare, dribblando abilmente non pochi sassi e paletti, una struttura di tutto rispetto che permette ai ticinesi di non più prendere il famoso treno per Zurigo. Molto bene! Ma se non l’avesse tenuta lui a battesimo, non mancavano comunque altri pronti a farlo. Persino il Cantone con l’allora ministro della sanità Pietro Martinelli.

Venendo all’oggi, stanno accadendo due fatti preoccupanti. Il primo è che chi ha siglato vent’anni or sono l’accordo, come detto, si sta incredibilmente rimangiando la parola. Gnam, gnam. E si tratta della stessa persona, anche se più brizzolata.

Il secondo è che, mentre Moccetti si agita e non poco, sul fronte opposto, quello del Cantone, tutto (o quasi) tace. Chi fu la controparte di Moccetti/Cardiocentro? Il Cantone? Se sì, è a tutti evidente il silenzio di Paolo Beltraminelli, direttore del Dss. Se la controparte fu invece l’Eoc, a parte qualche momentanea mini-esternazione, non si può dire che direttore e/o presidente del Cda si siano finora prestati a sostenere in modo organico e pubblico le ragioni di un rientro del Cardiocentro sotto le ali dell’Ente. Cosa significa tutto ciò? Beh, sul fronte politico significa che Beltraminelli, in vista delle prossime elezioni, sta facendo i conti con la margherita in mano, sfogliando petalo dopo petalo un ‘sì, mi conviene/no, non mi conviene’. È evidente che la margherita politologa risponda: ‘Ma sei matto? Esporti, nel florido bacino elettorale luganese? Acqua bassa, mi raccomando!’. E allora chi – uomo di Stato – fa gli interessi del Cantone? Del resto è già stata avanzata una proposta al prof. Moccetti, però prontamente da lui rifiutata, perché non è certo nato ieri. Egli sa bene che l’esecutivo non ha nessuna voglia di pelare la patata bollente e schierarsi contro. Ecco perché il Prof. ha rilanciato, incurante persino di talune figuracce rimediate quando è sceso in campo a difendere pubblicamente suo figlio, l’amministratore del centro. Che non ha certo bisogno di un avvocato difensore di casa... Perché mai dunque il Cardiocentro deve tornare sotto l’Ente? Perché ‘pacta sunt servanda’, gli accordi vanno rispettati. Tanto più se a rimangiarseli è chi li ha a suo tempo sottoscritti. Paura di cosa? Che l’Ente ci guardi dentro? E pensare che stiamo avviando un Ticino universitario, anche sul fronte medico. Mentre nasce – speriamo di punta e aperto – non è opportuno che si mantengano baronie private!