A Zurigo ci si sta indirizzando verso la concessione di un paio di giornate jolly da prendere durante l’anno scolastico al liceo
Il Tagi ha approfondito una notizia che forse non tarderà a fare presa anche da noi. A Zurigo ci si sta indirizzando verso la concessione di un paio di giornate jolly – detto più banalmente di libero – da prendere durante l’anno scolastico al liceo a discrezione dei singoli studenti.
Insomma immaginatevi i vostri figli che, in un paio di occasioni fra settembre e giugno, senza che vi sia un motivo particolare (ossia uno di quelli che servono da giustificazione ufficiale per un’assenza a scuola) decidono che sia il momento di marinare la scuola col beneplacito della medesima. Pare che la politica, che dovrà dare il nullaosta alla misura, sia di principio favorevole alla svolta, mentre i vertici del mondo scolastico si oppongano. Noi stiamo da quella parte.
Non tanto perché in classe un giorno mancherà un allievo, un altro mancherà un altro giorno e un altro ancora ne mancherà un terzo e – diciamolo – non è il massimo per un docente, che ha anche fra i suoi obiettivi quello di portare avanti un programma coinvolgendo il più possibile tutta la classe e non a spizzichi e bocconi. Quanto piuttosto perché, se davvero la scuola deve formare alla vita, anche il fatto di doversi assumere impegni formativi deve responsabilizzare chi tiene le lezioni (i docenti) tanto quanto chi le riceve (gli allievi).
Molto probabilmente, passati secoli dalla conquista della scuola pubblica, della scuola di tutti e per tutti, è talmente scontato che essa ci sia, che si deve persino arrivare ad accordare spazi (giornate di libero) a chi si sta formando. Ma tali studenti non sanno che il fatto di potersi formare è semplicemente una fortuna, un qualcosa di estremamente positivo di cui approfittare sino in fondo? Il privilegio che si ha negli anni di scuola obbligatoria e post obbligatoria è tale, potendo puntare tutto e unicamente sulla formazione, che poi nel prosieguo della vita per poter riuscire a puntare durante il lavoro anche sulla formazione continua, si dovranno fare i classici salti mortali.
Inoltre, non è che la scuola non tenga conto anche della possibilità di offrire agli allievi occasioni – sempre formative – per fare qualcosa di diverso dal solito. Un esempio sono le due o tre giornate autogestite dei licei, con mille spunti diversi spesso di alto livello all’ordine del giorno, che i giovani negli istituti scolastici organizzano ormai da diversi anni. Ottime occasioni per aprire e allargare gli orizzonti. Per creare e vivere qualcosa di bello. Non per felicitarsi di tre giorni d’assenza regalati dalla scuola.
Senza voler fare di ogni erba un fascio, la vicenza di Zurigo ricorda certe mode che stanno sempre più prendendo piede, probabilmente complice il crescente benessere. Da qualche anno, terminato il liceo, i figli chiedono ai genitori se possono fare un anno sabbatico per fare un lungo viaggio posticipando di dodici mesi l’inizio dell’università.
E perché mai? Quello (a meno che non si tratti di un viaggio che faciliterà il futuro studio o un’esperienza lavorativa o l’apprendimento di una lingua) dovrebbe essere semmai il premio una volta terminata l’università, che è meglio affrontare subito, visto che non sono rari i casi in cui il primo anno si gira a vuoto per via della lingua o di una scelta errata. Il resto è semplicemente continuare a ritenere che tanto la famiglia ‘sponsor’ pensa a tutto.
Se si vuole crescere, il paradigma di fondo è davvero questo?