Quest’anno ho riscoperto l’albero di Natale, il presepe e, soprattutto, le finestre dell’Avvento. Non è che mi sia successa una sorta di conversione sulla via di Damasco. Ho semplicemente preso parte a un’iniziativa nata dal basso, nel quartiere dove abito e lavoro, che ha coinvolto diversi abitanti (cfr. pagina 9). A lanciare l’idea è stata una docente di matematica delle medie, una di quelle che non si accontenta delle ore d’insegnamento, che sa dare di più di quello che le è richiesto. Per farla breve mesi fa ha avvicinato alcuni di noi, che vivono a Bellinzona fra via Ghiringhelli (dove c’è anche la sede centrale de ‘laRegione’), via Franscini (dove ci sono il Tribunale penale federale, la Procura cantonale e la chiesa Riformata) e via Nizzola, per lanciare l’idea di accompagnare il periodo prenatalizio, accendendo un po’ in tutte le case una finestra debitamente addobbata. Non so bene come abbia fatto la promotrice a convincere un po’ tutti, sta di fatto che nelle ultime settimane si sono illuminate una dopo l’altra tante finestre di case, uffici pubblici e privati e di una chiesa. Anche chi scrive ha visto materializzarsi più di una finestra dipinta fra casa e lavoro, grazie all’impegno di moglie, figli e apprendista.
L’iniziativa ha permesso agli abitanti del quartiere, abituato a frequentarsi ma sempre in corsa, di vedersi e incontrarsi. Indipendentemente dall’età visto che – dalla signora Bruna, arzilla nonna, agli ultimi nati alle elementari – tutti si sono sbizzarriti partecipando all’iniziativa, che è poi sfociata in una serata d’incontro in un bar del quartiere. E poi? Beh, e poi come al solito, da cosa nasce cosa e si sta decidendo di organizzare anche un pranzo/festa della via, in un fine settimana di settembre. Staremo a vedere…
E cosa ha a che fare tutto questo con il Natale? Beh, è comunque stata la festività in arrivo lo spunto per lanciare l’idea delle finestre vestite a festa. Un’occasione per lavorare assieme in famiglia, magari anche riflettere o far riflettere e comunque per darsi e prendersi il tempo, che non c’è mai. Fors’anche per recuperare una tradizione che altrimenti verrebbe ignorata (o limitata alle finestrelle acquistate con giochini e cioccolatini). Una tradizione alla quale ciascuno dà ovviamente il valore che meglio crede. A partire dall’umana solidarietà in su.
Dicevo in apertura che ho anche riscoperto l’albero, perché oltre alle finestre addobbate, in ufficio quest’anno sono comparsi una paio di alberelli di Natale su iniziativa di Tina (non sarà un caso se è sempre una donna!), l’addetta alle pulizie del nostro stabile. Segni e gesti che servono a sottolineare la particolarità di questo magic moment per i più piccoli, ma che ‘pizzica’ anche gli adulti. Cioè noi, anche nell’era (glaciale e a schermo liquido) di internet, animali sociali che hanno bisogno come l’aria che respirano di stare assieme. Non so quanti di quelli che hanno decorato la finestra dell’Avvento vanno a messa. Secondo me pochini. Poco importa. Il Natale può servire a tutti per fermarsi un attimo, fare cose che abitualmente non fanno, e comunque riflettere sul senso della vita. Natale è un’opportunità. Non lasciamocela sfuggire. Time out e buone feste!