Commento

Ora basta tergiversare: inchiesta parlamentare o amministrativa

18 settembre 2017
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Prima di studiare e suggerire al Consiglio di Stato misure procedurali affinché in seno all’Amministrazione cantonale non si ripetano, nella gestione dei mandati pubblici, casi deplorevoli come quello dell’Argo 1, il parlamento dovrebbe conoscere, o cercare di conoscere, tutti i fatti, retroscena compresi, legati all’incarico attribuito a suo tempo dal Dss, il Dipartimento sanità e socialità, alla ditta di sicurezza di Cadenazzo. Purtroppo sta avvenendo quanto paventavamo su queste colonne solo un paio di mesi fa: altre ombre si allungano sull’incarico diretto – milionario e privo della necessaria risoluzione governativa – alla ditta di sicurezza di Cadenazzo per un compito assai sensibile: la sorveglianza di centri d’accoglienza per asilanti. La recentissima rivelazione della Rsi sulla cena o le due cene offerte dal titolare della Argo 1 all’allora capogruppo del Ppd, oggi presidente cantonale del partito, e alla sua compagna, che al Dss guida il Servizio richiedenti l’asilo, è quindi un motivo (un ulteriore motivo) più che sufficiente per indurre la Commissione della gestione del Gran Consiglio a compiere un passo altamente opportuno. Quello di proporre al Legislativo la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta. Di una commissione con maggiori poteri di quelli di cui ha goduto la ‘Vigilanza’, la sottocommissione della Gestione che ha ricostruito l’iter del controverso mandato.

Se poi la Gestione dovesse tentennare, toccherebbe al governo, riteniamo, muoversi. Aprendo un’inchiesta amministrativa.

Gli accertamenti svolti dalla ‘Vigilanza’ potrebbero infatti non bastare per avere un quadro completo della situazione e capire fra l’altro se – ai vari livelli del Dss e di qualche altro Dipartimento – ci siano le persone giuste al posto giusto. Nell’affaire Argo 1 sorprende e preoccupa la leggerezza dei comportamenti di alcuni funzionari e di alcuni politici, peraltro attivi da tempo nei rispettivi ambiti. Sorprende e preoccupa la loro incapacità di cogliere la differenza tra ciò che è opportuno e ciò che non lo è. Sorprende e preoccupa che un mandato sia stato gestito per anni senza l’avallo del Consiglio di Stato. Evidentemente certi episodi, anche con risvolti penali, accaduti in un passato neppure tanto lontano in settori dell’Amministrazione non hanno insegnato nulla.

Questa brutta storia del mandato alla Argo 1 è venuta alla luce solo dopo l’arresto del titolare e di un dipendente dell’agenzia di sicurezza. Ma non si può e non si deve pretendere che sia ogni volta la magistratura a far emergere magagne amministrative e politiche. I partiti si assumano pertanto le proprie responsabilità e agiscano di conseguenza, mettendo al bando inciuci. Dunque scelgano. Decidano. Il che, con riferimento al dossier Argo 1, significa istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta o avvio di un’inchiesta amministrativa. I cittadini sollecitano chiarezza. Per ridare alle istituzioni credibilità – quella credibilità che il caso in questione ha offuscato non poco – Gran Consiglio e governo non possono più tergiversare. Serve una salutare lezione di civica.