Commento

Mendrisiotto, trattieni il fiato

(Gabriele Putzu)
1 settembre 2017
|

Il Mendrisiotto si metta il cuore in pace. L’aria che respira è già “compromessa”. Generatore di traffico in più, generatore di traffico in meno. Sono a dir poco scoraggianti le conclusioni a cui giunge il Rapporto d’impatto ambientale depositato, una settimana fa, all’Ufficio tecnico di Mendrisio, a corredo della domanda di costruzione che si prefigge di spianare la strada a nuove superfici di vendita sotto il marchio della Volpe.

Sulle prime, l’equazione degli esperti non fa una grinza: aprire altri negozi stile ‘factory store’ – solo a due passi dal FoxTown, dentro il centro San Martino: stesso proprietario, stesso stile – porterà nuovo traffico. Ergo, un ulteriore carico di smog e rumore. Lapalissiano, vien da dire. A spiazzare è piuttosto il passaggio successivo. E cito: “La qualità dell’aria nel perimetro di studio – il comparto della ‘Città della Volpe’, quindi San Martino, ndr – è già attualmente molto compromessa a causa del forte traffico (soprattutto autostradale)”. Una sentenza che, certo, fa male al cuore (ma innanzitutto ai polmoni) dei momò; che, peraltro, ne sono consapevoli da tempo. A questo punto, però, arriva l’affondo: una nuova realtà commerciale non modificherà più di tanto la situazione. Quanto alle emissioni che si porterà dietro? Sopportabili, si fa capire. E qui il ‘ko’ è servito. Dire a un distretto – o meglio a chi vive a due passi da un comparto come quello di San Martino – che lì, proprio lì, in quella zona, aggiungere traffico a traffico non peggiorerà più di tanto una qualità ambientale già rovinata (senza rimedio?), è come chiedere a chi sta soffocando di trattenere un altro po’ il fiato. Insomma, all’estremo sud del Ticino (e della Svizzera) quanta autonomia (di ossigeno) resta ancora prima di rassegnarsi a morire (definitivamente) di smog?

Nonostante le tonnellate di diossido di azoto e le polveri fini (e finissime) che andranno a sommarsi a quelle esistenti; nonostante i 920 veicoli in più (in media) da prevedere la domenica – il sabato saranno 770, dal lunedì al venerdì 450 –; e nonostante in ogni auto non si arriverà ai due occupanti, sempre di media, ci sarà modo di vedere una via d’uscita? La domanda, per il momento, resta sospesa... nell’aria.

A dirla tutta gli specialisti che hanno firmato il rapporto un’uscita d’emergenza la indicano. Da qui al 2030, dicono, la tecnica ci salverà, o quasi. Se è vero, infatti, che le analisi danno l’andirivieni motorizzato in aumento – del 5 per cento fra il 2020 e il 2030 –, fra tredici anni le emissioni inquinanti diminuiranno. Magra consolazione? In ogni caso, gli specialisti una convinzione ce l’hanno: il traffico indotto dalla trasformazione degli spazi aziendali del centro San Martino in superfici di vendita non impedirà di raggiungere gli obiettivi del Piano di risanamento dell’aria.

Dalle parti del Mendrisiotto, e non solo, c’è chi manifesta più di qualche dubbio. Non a caso i ‘Cittadini per il territorio’ e l’Associazione traffico e ambiente hanno tutta l’intenzione di passare il dossier ai raggi ‘x’. Anche perché nel comparto i progetti si moltiplicano: è di ieri la richiesta per la costruzione di una palazzina amministrativa in via Laveggio. Visti i precedenti, l’impressione è che anche queste ultime iniziative commerciali-immobiliari non passeranno indenni dalle critiche degli ambientalisti. Del resto, non è facile digerire certi Rapporti di impatto ambientale, soprattutto dopo anni di battaglie, a San Martino, ma non solo. Come risulta alquanto indigesto l’alibi che perché tutto è già compromesso, allora... Insomma, ci rassegneremo definitivamente a vedere i Prati di San Martino solo sulla... carta?