I conti non tornano. Siccome è sul piano contabile che si deve ragionare, al Lugano manca decisamente qualcosa. Sul piano tecnico e sportivo, e della prestazione, il percorso dei bianconeri è addirittura brillante, nobilitato dal pareggio colto al St. Jakob-Park vestito a festa per salutare Delgado, ammutolito dalla baldanza della squadra di Tami, transitata in terra renana con il piglio della grande. Sfuggita allo stereotipo della matricola che a Basilea non ha nulla da chiedere, perché le partite da vincere sono altre.
Il Lugano c’è. Lo ha dimostrato nelle cinque partite giocate.
Tuttavia, il raccolto è magro: cinque punti in altrettanti incontri sono un ruolino non in linea con quanto fatto vedere da un gruppo che ha una propria identità, esibita anche sul campo in assoluto più difficile. Un campo sul quale un pareggio equivale a una vittoria; un campo dal quale storicamente gli avversari del Basilea escono con le pive nel sacco, dopo aver pagato il solito dazio, più o meno pesante che sia. Per lo più pesante.
Ebbene, quel pareggio salutato alla stregua di una piccola grande impresa, al Lugano sta stretto. Ed è proprio in questa considerazione – che non ha nulla di irriverente nei confronti della superiorità conclamata dei campioni svizzeri – che si cela l’attuale valore del Lugano. Autorizzato a recriminare per gli sprechi contro il San Gallo (con relativa beffa finale), legittimato ad avere rimpianti per non aver saputo cogliere l’attimo fino in fondo a Basilea, nel giorno in cui è parso chiaro anche ai renani quanto complicato fosse prendere il sopravvento su un avversario ben messo in campo, ispirato e orgoglioso.
Piena consapevolezza
«È la mia terza stagione a Lugano – ha ricordato Domen Crnigoj, uno dei migliori al St. Jakob-Park, prima della meritata doccia – e da qui non avevamo mai portato via nulla. Avremmo anche potuto portarne via tre, ma è un punto che ne vale tre».
Anche i giocatori hanno piena consapevolezza di quanto è riuscito loro domenica: un altro punto a favore della maturità di una squadra che non è certo stata colta di sorpresa dalla bontà della prestazione di Basilea. Segno che c’è la giusta dose di autostima e di fiducia, a loro volta indicatori di personalità, proprio la qualità di cui il Lugano ha più volte fatto sfoggio in stagione.
Eccezione fatta per il debutto contro il Lucerna, al di sotto delle attese – e del resto del cammino – con tutte le attenuanti del caso per quella che era pur sempre la prima partita ufficiale della gestione affidata a Pier Tami.
Il quale, ora, è chiamato a lavorare affinché ad applausi e riconoscimenti facciano seguito con continuità anche le vittorie e i punti che fanno classifica, oltre che morale. La base è solida, si parta da lì.
Non che si temano tracolli, assolutamente. Né si tratta di mettere per forza fieno in cascina per tempi magri, giacché la squadra è sufficientemente attrezzata per disputare un campionato sereno: semmai, bisogna riequilibrare un po’ l’equazione sforzo/ resa, affinché risultati e classifica rispecchino meglio quanto il campo sembra suggerire con pregevole continuità.
Maggiore efficacia
Se è vero come è vero che questo Lugano ha il grande merito di giocare bene, ma il limite di un bilancio contabile non all’altezza degli sforzi prodotti, i margini di miglioramento ci sono, senza nulla togliere al percorso fin qui fatto. In fase realizzativa, tanto per intenderci, il Lugano deve ancora fare il salto di qualità. «Nel primo tempo – ricordava ancora Crnigoj domenica – li abbiamo “ammazzati”, ma la palla non entrava. Creiamo molte occasioni ma non segniamo abbastanza per quanto costruiamo. È questa, forse, l’unica nota dolente. unita al fatto che subiamo reti evitabili, a causa di nostri errori. A Basilea non ne abbiamo subìto le conseguenze fino in fondo, ma in futuro dobbiamo essere più attenti».
Insomma, maggiore efficacia sotto porta (l’indiziato, qui, è lo svedese Gerndt, al quale va dato il tempo di completare l’inserimento in gruppo) e più attenzione in generale, non solo in retrovia. Affinché ai cori di approvazione faccia seguito una classifica degna di una squadra che si è lasciata alle spalle un avvio eccellente, senza però il giusto conforto sul piano contabile.
È un limite, certo, ma è rimediabile. Con le prestazioni, arriveranno anche altri risultati. Sistemare le cose prima di tuffarsi in Europa è auspicabile, anche per gestire con la dovuta serenità il doppio impegno delle prossime settimane, quando i bianconeri si ritroveranno a combattere su due fronti, ugualmente esigenti.