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La complicità della Svizzera

28 settembre 2024
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Il 19 settembre l'Assemblea generale ha adottato, a maggioranza, una risoluzione che esige la fine dell’occupazione israeliana della Palestina. La Svizzera si è astenuta. Alla luce della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che definisce illegale la presenza israeliana nei Territori Occupati e della pratica in corso sull’accusa di genocidio a Gaza commesso dall’esercito israeliano (dalle numerose fonti presenti sul campo e dalle testimonianze accertate tale accusa ha un’alta possibilità di essere confermata), la decisione della Svizzera equivale a chiudere gli occhi sulla tragedia in corso. Nicolas Bideau, portavoce del Dfae, ha giustificato tale posizione adducendo che in una zona di conflitto bisogna evitare di esacerbare gli animi. Le sue affermazioni hanno dovuto sembrare imbarazzanti allo stesso Dfae, infatti sulle piattaforme online il nome Bideau e il termine astensione non sono più disponibili. Il problema è che in Occidente la mattanza a Gaza e in Cisgiordania non viene evidenziata come dovrebbe ed è comunque sempre contrapposta al massacro, ingiustificabile, del 7 ottobre e all’ipervalutato diritto all’autodifesa di Israele. Si percepisce negli ambienti politici dominanti e nei media che l’approccio al conflitto è retto dal “due pesi e due misure”: tentativo di attenuare l’impatto della violenza israeliana ed esagerare le azioni di Hamas (illuminante l’assenza assoluta di sanzioni contro Israele). Eppure i fatti storici dimostrano che il popolo palestinese ha subito decine e decine di 7 ottobre in 57 anni di occupazione. La storia mostrerà impietosamente l’abdicazione morale del mondo occidentale in questo conflitto e anche la Svizzera che ha girato lo sguardo dall’altra parte, potrebbe essere condannata per complicità e con lei l’On. Cassis che guarda caso è stato vicepresidente del Gruppo parlamentare Svizzera-Israele.