In tempi recenti, a un apposito corso di aggiornamento organizzato dal Cantone, un’operatrice di Zona Protetta, master in sessuologia, ci informa, parlando di sesso biologico, che “il binarismo sessuale è un costrutto sociale”. A granitico supporto di questa tesi un dato sorprendente: il 2% della popolazione sarebbe intersessuale.
Per capire come e quanto sia gonfiato questo dato si consulti wikipedia alla voce “intersessualità”. Da lì non sarà difficile soppesare la neutralità della ricercatrice, lei stessa annunciante la tesi rivoluzionaria di cui sopra, nonché autrice di un articolo dal titolo eloquente “I cinque sessi”, articolo considerato “la miccia che diede il via alla fondazione della prima associazione per i diritti delle persone intersex negli Stati Uniti”.
Maschio e femmina un costrutto sociale? Intervengo e punto i piedi. Con afflato benevolo interviene un collega di scienze. Divaga, quindi incalzo rimarcando che si sta parlando di sesso biologico: “Sei d’accordo a dire che il binarismo sessuale è un costrutto sociale?” Risposta: “Assolutamente sì”. Cos’altro, se non un’ideologia subdola e perniciosa, può irretire persone, certo ben intenzionate, fino a indurle a riverberare tesi paludate, che dietro le spoglie della giusta lotta alle discriminazioni in realtà propagandano una rivoluzione antropologica i cui effetti sconfinano fino all’aberrazione di mutilazioni e sterilizzazioni?
E dire che nel campo dell’educazione sessuale abbiamo ben altre emergenze, a cominciare dalla dilagante pornografia online. Se davvero ci sta a cuore l’integrità fisica e psicologica dei giovani, svegliamoci! E diamoci delle priorità! Meglio farsi sentire adesso. Un domani non lontano potrebbe non essere più lecito.